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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

Referendum trivelle, niente election day: si vota il 17 aprile

Ieri Greenpeace e altre associazioni ambientaliste hanno manifestato per chiedere di accorpare il referendum al primo turno delle prossime amministrative

Il referundum sulle trivellazioni si farà il 17 aprile. Bocciata quindi la richiesta di Greenpeace e delle altre associazioni ambientaliste che ieri hanno manifestato davanti Montecitorio per chiedere l'election day e risparmiare così diverse centinaia di milioni di euro. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri approvando il decreto per l'indizione del referendum popolare che propone di abrogare la norma che stabilisce che le concessioni petrolifere o per l’estrazione di gas già rilasciate in zone di mare entro dodici miglia marine, durino fino all’esaurimento dei giacimenti.

Duro il commento di Greenpeace:

Le assiociazioni ambientaliste ritengono infatti che il Governo sembri "interessato solo a scongiurare il quorum elettorale. L'antico "vizietto" di ostacolare i referendum, che sembra resistere anche alle rottamazioni, non ci piace affatto. Questa volta, poi, ci piace ancor meno: è assurdo sprecare inutilmente centinaia di milioni di euro per compiacere le compagnie petrolifere".

Greenpeace auspica ora che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui spetta l’atto ultimo di indizione del referendum, respinga la data proposta dal governo per consentire una votazione effettivamente democratica. Con un election day si garantirebbero i tempi necessari per la campagna referendaria, per poter informare opportunamente i cittadini, e si faciliterebbe la partecipazione, senza moltiplicare inutilmente gli appuntamenti degli italiani alle urne. Inoltre, si risparmierebbe una cifra compresa tra i 350 e i 400 milioni di euro, il costo di una votazione disgiunta.

Greenpeace ritiene che la decisione di fissare il voto al 17 aprile tradisca la paura del governo. Un sondaggio commissionato dall'associazione ambientalista all’Istituto Ixè lo scorso dicembre evidenziava come solo il 18 per cento degli italiani fosse favorevole alla strategia energetica del governo, mentre il 47 per cento si dichiarava già sicuro di andare a votare per esprimersi sull’avanzata delle trivelle. "Sulle trivelle gli italiani hanno le idee chiare: l'89% ritiene che siano pericolose per la fauna marina, l'81% pensa che inquinino il mare, per il 78% porterebbero danni alla pesca, mentre per il 72% sarebbero pericolose per la popolazione residente lungo le coste", conclude Greenpeace.

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