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Giovedì, 25 Aprile 2024
Scienza

Amianto, la scoperta è rivoluzionaria: eternit da killer a risorsa riutilizzabile

Grazie al siero di latte "si può 'denatutare' e rimettere nel ciclo produttivo". A brevettare la scoperta la Chemical Center Srl

Per la prima volta, da due rifiuti, amianto e siero di latte, si possono ottenere metalli, concimi, carbonati e idropittura senza emissione di alcun rifiuto e senza inquinare: solo acqua purificata. Lo smaltimento del cemento-amianto (eternit) non è più un costo, ma una ricchezza. Una rivoluzione insomma.

A brevettare il processo in grado di trasformare le fibre di amianto rendendole inerti e riutilizzabili nel ciclo produttivo la Chemical Center Srl, nata nel 2009 per iniziativa del prof. Norberto Roveri, direttore del laboratorio di strutturistica chimica ambientale e biologica (Lebsc) presso il Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” dell’Università di Bologna, e dell’imprenditore Paolo Gualandi, presidente della Coswell SpA. 

L'amianto si può denaturare chimicamente dunque e diventare così una risorsa. Il miracolo, possibile grazie all’uso del siero di latte esausto, ha il merito di contribuire a risolvere il problema della saturazione delle discariche. Non sono da meno i risvolti ambientali e commerciali. 

L'invenzione è stata premiata nell’ambito del concorso Premio Ricerca e Innovazione 2011 dalla Camera di commercio, industria

amianto-3 di Bologna: "un riconoscimento della validità dell’innovazione biotecnologica del nostro progetto ed uno stimolo a intensificare l’impegno per le ricerche in questo ambito, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: la realizzazione del primo impianto industriale in grado di utilizzare le biotecnologie per trasformare in totale sicurezza, con i batteri del siero di latte, le fibre di amianto presenti in onduline e manufatti in cemento-amianto, ottenendo altri materiali di comprovato valore commerciale", si legge sul sito di Lebsc.

La svolta che ha portato al brevetto - spiega il prof Norberto Roveri nel corso di un'intervista concessa al blog di Beppe Grillo - nel 2008:

Nel 2008 abbiamo letto un articolo di un ricercatore dell’est, il quale diceva: il lactus bacillus casi danneggia le fibre di amianto. Dove si trova il lactus bacillus casi? Nelle cellule di latte! Benissimo, sono andato in un caseificio vicino a Bologna, ho preso queste taniche di siero di latte (era luglio, il siero di latte non è acido di suo, ha un PH 5/6 normalmente, però quando è caldo come a Bologna quell’anno, i batteri, i metaboliti rendono il siero acido). Tornato in laboratorio abbiamo preso un recipiente di vetro e l’abbiamo riempito con frammenti di eternit e siero di latte; cosa abbiamo scoperto? Si formavano delle bollicine: era la Co2 perché l’eternit, (come i tubi in eternit e tutti i materiali in cemento – amianto) contiene l’85 % di cemento che è un carbonato, che in ambiente acido forma Co2 e gli ioni calcio restano nel brodo; un 10% sono fibre di amianto e un altro 5% è un po’ sabbia (la sabbia degli intonaci). Dopo un po’ di tempo notiamo che non ci sono più bollicine perché carbonato e cemento si sono sciolti. Cosa resta sul fondo? Delle fibre di amianto liberate. E’ stato lì che abbiamo pensato: mettendo magnesio più silice in un reattore abbiamo ottenuto le fibre in ambiente basico, adesso che abbiamo le fibre separate in ambiente acido, ribaltiamo la reazione in senso opposto e otteniamo un magnesio più silice. L’abbiamo sperimentato e ci siamo riusciti. Questo cosa vuole dire? Che avendo le fibre di amianto pulite, senza il cemento (che si può togliere in modo molto semplice: immergendo l’amianto nel siero di latte) si ottiene il magnesio. Il magnesio è un metallo che costa, non ci sono le cave di magnesio, viene estratto anche dall’acqua di mare con un processo elettrochimico. Ciò significa che dal brodo di distruzione delle fibre di amianto, si possono ottenere numerosi elementi come: magnesio, nichel, manganese e altri metalli che hanno dei costi ancora più alti. Questo metodo non solo ti permette di distruggere l’amianto ma ti dà degli utili! Così l’abbiamo brevettato.

Adesso manca solo un passaggio: il Ministero deve verificare che il processo non provochi danni alla salute, sia sicuro insomma e quindi autorizzare gli impianti. A quel punto bisognerà trovare i soldi per costruire questi particolari impianti, il cui costo si aggira intorno a 3 o 4 milioni di euro:

"Gli imprenditori italiani hanno paura della burocrazia in questo campo e finché non ne viene approvato uno, messo in funzione uno, che usi questo nuovo metodo ... c'è il rischio di vedersi tornare a casa l'investimento".

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