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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Buste della spesa illegali, il Cnr conferma: circa il 23% non è a norma

Dall'indagine, effettuata per conto di Legambiente, emerge un mercato infestato: le shopper non sono biodegradabili come dovrebbero e dietro questa illegalità si nasconde la criminalità organizzata. L'associazione ambientalista, che sul tema ha lanciato anche la campagna #UnSaccoGiusto, segnalerà quando scoperto all'Antitrust

"Molti sacchetti in circolazione in Italia non sono a norma, sono di plastica e non biodegradabili e compostabili come dovrebbero essere, e dietro questa illegalità si nasconde la criminalità organizzata che nella Penisola controlla gran parte del mercato e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali". Dopo la denuncia di Legambiente, il Cnr conferma: su 26 campioni di sacchetti di bioplastica prelevate in altrettanti punti vendita in tutta la Penisola, ben 6 (circa il 23%) hanno evidenziato la presenza di polietilene. Di questi, due contenevano una presenza di polietiliene "non inferiore al 7%" e quindi in chiaro contrasto con la normativa. Negli altri campioni solo 4 sono risultati completamente privi di PE, mentre nei restanti 16 il polietilene era comunque presente anche se in quantità valutate come non particolarmente significative. E' quanto emerge da un'analisi effettuata presso l'istituto di ricerca di Catania per conto di Legambiente e La Nuova Ecologia. Si tratta di buste - spiega una nota - che al consumatore sembrano del tutto regolari e conformi allo standard Uni En 13432, con tanto di marchio di compostabilità.

Legambiente ha deciso di segnalare l'episodio all'Antitrust, l'Autorità garante della tutela del mercato e dei consumatori che, ignari di quanto evidenziato grazie all'approfondita metodologia messa a punto dal Cnr di Catania, ritengono di poter riutilizzare i sacchetti per la raccolta della frazione organica.

"I risultati parlano chiaro - spiega Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente -: ci troviamo di fronte a una frode con risvolti anche di natura ambientale che fa pensare a recenti vicende esplose nel mondo delle auto. In questo caso non è la criminalità organizzata ad agire ma normali aziende produttrici che contraffanno i prodotti che distribuiscono sul mercato. Un danno grave all'ambiente e all'economia sana, che rischia di compromettere l'efficacia di una normativa che ci vede all'avanguardia in Europa".

#unsaccogiusto: la campagna di Legambiente con Fortunato Cerlino come testimonial

Il divieto di commercializzare i sacchetti di plastica - spiega ancora Legambiente - è un fiore all'occhiello della normativa ambientale italiana. Il nostro Paese è stato il primo in Europa a mettere al bando i sacchetti di plastica tradizionale nel 2012, ben prima che l'Unione Europea adottasse la direttiva sulla riduzione della plastica nei sacchetti per la spesa. Purtroppo però il nostro mercato è ancora infestato dalle buste illegali e taroccate.

Maxi blitz. Quanto emerso dall'indagine di Legambiente è confermato anche dai fatti di cronaca: lo scorso 8 giugno, grazie ad un'operazione effettuata dal Nucleo operativo ecologico di Torino, è stato scoperto un giro d’affari 'illegale' da mezzo milione di euro. Più di 80 tonnellate di buste sequestate nel torinese e in provincia di Savona perchè inquinanti. Interessate sia le aziende produttrici dei sacchetti che quelle dedite alla distribuzione all’ingrosso di questo prodotto nel territorio piemontese. Permane quindi un quadro di generalizzata illegalità: in 11 su 14 casi, le ditte sono state multate per un importo complessivo di oltre 95mila euro. Oltre 500mila euro il valore della merce sequestrata. 



 

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