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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

L'ecomafia cresce ancora e vale 22 miliardi: 80 al giorno i reati accertati

Sono 29.293 i reati accertati nel 2014 dal rapporto realizzato da Legambiente e presentato questo mattina a Roma. A livello regionale, a guidare la classifica degli illeciti è la Puglia

Il business dell’ecomafia cresce ancora: sono 29.293 i reati accertati nel 2014 da Legambiente, 80 al giorno, per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro. Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3).

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Numeri eclatanti anche nell’agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti e nel racket degli animali che colleziona 7.846 reati. Puglia in testa alla classifica regionale degli illeciti. Il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia, la Liguria è la prima del Nord. Unico dato positivo quello registrato della regione Campania dove c'è stato un calo del 21% circa.

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Il 2015 dovrebbe essere però l'anno dell'inversione di tendenza: la legge n. 68 del 22 maggio 2015 ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale. “Quella del 2015 è una data straordinaria - ha dichiarato la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni -, l’anno della legge che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti". "C’è bisogno allora dell’applicazione della legge sugli ecoreati – ha concluso Rossella Muroni –, ma anche di un complessivo cambio di passo, verso un paradigma economico più giusto e in grado di sollecitare nuova fiducia, partecipazione e trasparenza, perché non ci si rassegni a pensare al malaffare come a un male senza rimedi”. 

Pensiero condiviso anche dal Presidente della Repubblica Mattarella: “Ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese”. Sembrerebbe dunque che nel 2015 anche i grandi abbiano deciso di puntare i riflettori sull'ambiente; a cominciare da Papa Francesco che, solo qualche settimana ha pubblicato l'enciclica Laudato sì, dedicata a Madre Terra.

I risultati raggiunti nel 2014 nella lotta all’ecomafia. E' stato un anno di lavoro intenso per le forze dell’ordine. Il Corpo forestale dello Stato, insieme ai corpi regionali, come gli scorsi anni ha portato alla luce il numero più alto di infrazioni, 14.135, più del 48% del totale (con 11.214 denunce, 74 arresti e 3.778 sequestri). Risultati che inducono gli autori del rapporto a non condividerela decisione del Governo di smembrare questo Corpo per inglobarlo in un’altra forza di polizia. "Spicca - si legge nel rapporto - anche il lavoro svolto dai vari nuclei della Guardia di finanza, che seguendo l’odore dei soldi sporchi è sempre più spesso sulla scia degli ecocriminali: con 3.027 reati accertati ha messo a segno più del 10% del totale nazionale, raggiungendo numeri alti  anche per l’alto numero di denunce, 6.131, di sequestri, 3.027, e di arresti, 31".

Chi sono i professionisti dell’ecomafia. C’è il trafficante dei rifiuti che ha reso questa attività illegale un affare dove a guadagnarci sono tutti gli anelli della catena, dai trasportatori agli industriali, dai tecnici agli intermediari con le istituzioni e agli utilizzatori finali che sotterrano i rifiuti nelle cave dismesse o nei terreni agricoli. C’è l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più “succulenti”, contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia. L’uomo del supermarket o cassiere dei boss è colui che, attraverso le casse dei supermercati, ricicla ingenti quantità di denaro per conto della mafia. Da semplici prestanome a veri e propri tesorieri, questi imprenditori della grande distribuzione, negli ultimi vent’anni hanno fondato imperi economici in Sicilia, in Calabria e in Campania all’ombra dei clan. Tra le figure chiave troviamo il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose, che una volta in carica si deve sdebitare, prendendosi cura dei loro interessi. Ma c’è anche il funzionario pubblico, meglio noto come “colletto bianco”, figura che svolge un ruolo fondamentale negli uffici delle pubbliche amministrazioni e degli enti, quando si tratta di rilasciare un permesso a costruire, un’autorizzazione, una licenza. Poi ci sono il tecnico, l’esperto e il consulente, figure coltivate in passato in seno alla famiglia mafiosa, oggi facilmente reclutabili sul mercato, spesso superprofessionisti utili per estendere il raggio dei propri business. Una novità assoluta è rappresentata dallo sviluppatore, professionista legato agli affari illeciti della green economy, esperto conoscitore dei meccanismi di sviluppo delle rinnovabili. In ultimo, ma non meno importanti compaiono il truffatore agroalimentare che, ai danni della salute dei consumatori, etichetta e vende prodotti di scarsissima qualità, scaduti o addirittura nocivi, sotto false diciture; il contrabbandiere di cuccioli che si macchia dei reati di compravendita illegale, occupazione di suolo pubblico, accattonaggio, truffa e maltrattamento di animali; il mercante di archeomafia che, avvalendosi di squadre di cercatori, saccheggia i siti archeologici per rivendere anfore e statuette sul mercato nero degli appassionati del genere.

“Oltre al ddl ecoreati, vogliamo ribadire che la buona politica e un sistema di controlli efficace sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché ci auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti”, ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.

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