Ecomafie: reati ambientali in calo, 'sporca' la filiera agro-alimentare
L'introduzione degli ecoreati sta avendo i suoi frutti. Diminuiscono anche le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Crescono invece i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi. E' questo il quadro che emerge dal rapporto Ecomafie 2016 di Legambiente. Il ministro Galletti: "C'è ancora tanto lavoro da fare"
Si vedono i primi segnali nella lotta agli ecoreati: dopo l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel Codice penale, nel Paese c'è un'inversione di tendenza, ma la mafia la fa ancora da padrone e la corruzione resta un fenomeno dilagante. E' quanto emerge dal rapporto Ecomafie 2016 di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat, e presentato oggi a Roma al Senato. Dimuiscono anche le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Crescono, invece, gli illeciti nella filiera agro-alimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49%.
Calano reati ambientali. Orgogliosi di aver contributo con #ecoreati a inversione tendenza, ma c'è ancora grande lavoro da fare. #ecomafia
— Gian Luca Galletti (@glgalletti) 5 luglio 2016
L'APPELLO DEL PRESIDENTE DI LEGAMBIENTE. "Non dobbiamo sottovalutare il fenomeno della corruzione, vera e propria mafia del nord. Contro l’Ecomafia creare lavoro nei territori a rischio e sostenere le imprese che puntano su ambiente e legalità. Quando lo Stato è assente la criminalità organizzata avanza. Deve essere una presenza costante e credibile”, commenta Rossella Muroni.
I DATI POSITIVI. Nel 2015 diminuiscono gli illeciti ambientali accertati: sono 27.745, più di 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora. C'è dunque ancora molto da fare, ma salgono a 188 gli arresti, mentre diminuiscono le persone denunciate e i sequestri. In calo il business delle ecomafie che nel 2015 è stato di 19,1 miliardi, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente quanto ha raggiunto quota 22 miliardi. "Un calo - spiega Legambiente - dovuto principalmente alla netta contrazione degli investimenti a rischio nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, che hanno visto nell’ultimo anno prosciugare la spesa per opere pubbliche e per la gestione dei rifiuti urbani sotto la soglia dei 7 miliardi, a fronte dei 13 dell’anno precedente".
I DATI NEGATIVI. I roghi hanno mandato in fumo più di 37 mila ettari e più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: alla Campania va la maglia nera per il numero più alto di infrazioni, 894 (quasi il 20% sul totale nazionale), seguita da Calabria (692), Puglia (502), Sicilia (462) e Lazio (440). Le Ecomafie continuano i loro affari anche nel racket degli animali con 8.358 reati commessi nel 2015. A rischio anche i beni culturali: lo scorso anno ne sono stati recuperati o sequestrati dalle forze dell'ordine per un valore che supera abbondantemente i 3,3 miliardi. Un valore 6 volte superiore a quello registrato nell'anno precedente, quando si era "fermato" intorno ai 530 milioni.
LA CLASSIFICA REGIONALE. Campania prima nella classifica regionale degli illeciti. Lazio prima al centro, Liguria prima al Nord.