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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ambiente

Gli anni passano, la “Mal’aria” è la stessa

Dal dossier di Legambiente emerge che gli sforamenti di PM10 nelle nostre città sono un vero dramma e il 2015 è partito malissimo

E’ sempre la stessa storia, anzi è sempre la stessa aria e la notizia non è per nulla positiva. Il dossier  “Mal’aria” di Legambiente non lascia molto spazio al dibattito, ma mostra ancora una volta un livello di inquinamento atmosferico non più sostenibile, specialmente nelle grandi città.

La situazione appare ancora più nera considerando che nel solo mese di gennaio 2015 già 32 capoluoghi di provincia hanno registrato oltre 10 giorni di superamento della soglia massima giornaliera consentita di PM e in 14 di queste i limiti sono stati registrati sforamenti addirittura un giorno su due. Tra queste a Napoli si è sforato il limite 11 giorni, a Roma 12 giorni, mentre a Frosinone e Parma si è passato un gennaio carico di PM10, essendo addirittura 20 i giorni di superamento del massimo consentito. Ricordiamo che il massimo consentito di sforamenti annuale è di 35 giorni.

Il dossier raccoglie tutti i dati registrati nel 2014 relativamente a polveri sottili, ozono e ossidi di azoto ottenute dalle centraline sparse nelle nostre città. Il monitoraggio ha mostrato come Frosinone sia la città dove si è respirato peggio, con ben 110 giorni di superamento della soglia massima, al secondo posto di questa brutta classifica si piazza Alessandria con 86 giorni di superamento, mentre il gradino più basso del podio se lo aggiudicano  Torino, Vicenza, e Benevento, le cui centraline hanno registrato 77 giornate oltre il limite. 

Tra le situazioni più preoccupanti, in Veneto addirittura il 92% delle centraline urbane ha superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti dalla legge, solo a Belluno non ci sono stati superamenti. Ma  tira una brutta aria praticamente in tutta Italia: nel Piemonte il 50%  delle centraline hanno registrato più di 35 giorni di sforamento oppure in Campania, dove a Benevento e Avellino tutte le centraline hanno superato il limite legale di 35 giorni.

Il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti ha dichiarato: “E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento , più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo. Per ridurre le emissioni industriali – ha continuato Zampetti - occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita.”

Incredibile che questi numeri segnino comunque un miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane, con una significativa riduzione di alcuni inquinanti, cosa che però non evita ai cittadini l’essere troppo spesso esposti ai pericoli.  La situazione grave della qualità dell’aria nelle aree urbane ha fatto scattare una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per quanto riguarda la mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE. Anche questa non è una novità. Il nostro Paese è già stato condannato tre anni fa per aver sforato i superamenti di PM10 nel periodo 2006/2007. Gli anni passano ma l’aria non cambia.

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