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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

"In Italia il mare è una pattumiera": 32 rifiuti per chilometro quadrato

L'allarme arriva da Legambiente: il rapporto "Marine litter 2015" racconta tutta l'immondizia galleggiante nel Tirreno, Adriatico e Ionio. Una vera e propria invasione di plastica, metalli, legno. I casi limite sulla costa campana

È la plastica la sostanza più dannosa, ma non sono da sottovalutare i metalli e il legno. I nostri mari hanno un grave problema ambientale al punto da sembrare delle "pattumiere a cielo aperto". Questo è il quadro desolante evidenziato dal rapporto "Marine litter 2015" di Legambiente: i dati sono stati raccolti nelle estati 2014 e 2015. Su 2mila e 600 km di navigazione e 120 kmq di mare monitorato in totale sono stati raccolti 2.597 rifiuti. 

INVASIONE PLASTICA - Nei nostri mari si contano in media ben 32 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato, con una stragrande maggioranza di rifiuti plastici (circa il 95%), soprattutto teli (39%) e buste di plastica, intere e frammentate (17%), concentrate soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). "È preoccupante constatare una presenza così massiccia di plastica - afferma Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente - il rifiuto più persistente nell'ambiente ma anche quello più dannoso per l'ecosistema e la fauna marina. L'ingestione del marine litter, infatti, è stata documentata in oltre 180 specie. Un fenomeno che arreca a questi organismi, in particolare tartarughe e cetacei, gravi danni, spesso letali".

Mare inquinato a Jesolo | foto da VeneziaToday

IL TIRRENO IL PEGGIORE - Il mare in cui si trovano più rifiuti galleggianti è il Tirreno centrali: la concetrazione è di 51 rifiuti per chilometro quadrato. In particolare la costa campana, tra Mondragone (Ce) e Acciaroli (Salerno): qui la densità di spazzatura si alza fino ad arrivare a 75 rifiuti per chilometro quadrato. Nella classifica dei "mari pattumiera" l'Adriatico meridionale si piazza secondo, con una densità di circa il 34% per Kmq. Segue lo Ionio, con il 33%. Nell'Adriatico il tratto più critico è quello compreso tra Cesenatico e Ancona, dove sono stati rilevati 42 rifiuti per Kmq. Sempre in questo mare è stata registrata una presenza più massiccia di rifiuti legati al settore pesca (55%), come cassette di polistirolo, reti e lenze.

DA DOVE ARRIVA LA SPAZZATURA - Il 54% dei rifiuti ha una presunta origine urbana e domestica, risultato di cattiva gestione e dell'abbandono consapevole da parte dei singoli. Il 32% è deriva da attività produttive e industriali, ad esempio la pesca, i cui rifiuti costituiscono il 12% del totale. 

Le immagini dello sversamento di carburante nel mare di Taranto

I COSTI DELL'INQUINAMENTO - Tutta questa spazzatura in mare necessita degli investimenti ogni anno: "Ridurne l'impatto sull'ecosistema marino e costiero non solo gioverebbe all'ambiente ma anche ai costi che questo fenomeno comporta per la collettività - spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente - Circa 500 milioni di euro l'anno, infatti, è la stima dei costi per l'Unione Europea, considerando solo i settori del turismo e della pesca". E se non si cambierà rotta con l'aumento dell'immondizia marina lieviteranno anche i prezzi: si stima un aumento di 58,40 milioni di euro l’anno. Secondo Legambiente, con le dovute politiche di prevenzione, si potrebbe ridurre fino al 35,45% in meno, con un ricavo sui costi di 168,45 milioni di euro l’anno.
 

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