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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Inquinamento, la plastica dal mare finisce nel piatto: è allarme anche per la salute

A lanciarlo è l'ultimo rapporto di Greenpeace. L'associazione appoggia l'iniziativa di Marevivo che ha già presentato una proposta di legge per chiedere al Parlamento di vietare la produzione di microplastiche in Italia

Sempre più plastica viene ingerita dagli organismi marini e può risalire la catena alimentare fino ad arrivare nei nostri piatti. A rischio quindi non solo la salute del mare ma anche quella degli esseri umani. Lo denuncia oggi il nuovo rapporto “La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare” di Greenpeace che chiede al Parlamento di mettere al più presto al bando la produzione e l'uso di microsfere di plastica nel nostro Paese. L'associazione ambientalista appoggia l'iniziativa di Marevivo che ha già presentato una proposta di legge che ha il medesimo scopo. "Si tratta di una misura precauzionale, al vaglio in numerosi Paesi - spiega Greenpeace - necessaria per fermare al più presto il consumo umano di questi materiali".

Arrivate al mare, le microplastiche possono sia assorbire che cedere sostanze tossiche ed è dimostrato che vengono ingerite da numerosi organismi: pesci, crostacei, molluschi. Purtroppo, non ci sono ancora ricerche sufficienti a definire con certezza gli impatti sulla salute umana ma i dati disponibili confermano la necessità di applicare con urgenza il principio di precauzione, vietando la produzione di microsfere e definendo regole stringenti per ridurre in generale l’utilizzo di plastica. Si stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica: che siano microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti (imballaggi, fibre o altro). 

“Una mole crescente di prove scientifiche mostra che le microplastiche possono generare gravi conseguenze sugli organismi marini e finire nei nostri piatti. Un bando alla produzione di microsfere è, per il Governo e il Parlamento, la via più semplice per dimostrare attenzione agli effetti dell’inquinamento del mare e ai relativi rischi per la salute umana anche se è solo un primo passo per affrontare il gravissimo problema della plastica nei nostri oceani” afferma Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare di Greenpeace Italia. 

La presenza di frammenti di plastica negli oceani è un problema noto da tempo ma in crescita esponenziale. Una volta in mare, gli oggetti di plastica possono frammentarsi in pezzi molto più piccoli, e diventare microplastica. Un caso a parte sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte apposta per essere usate in numerosi prodotti domestici (cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale). Un recente rapporto di Greenpeace Est Asia ha analizzato le politiche ambientali di trenta imprese del settore dei cosmetici e altri prodotti domestici, mostrando che nessuna azienda ha piani efficaci per l’eliminazione tempestiva delle microsfere. 

La plastica dal mare al piatto - Greenpeace

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