La storia del vino si studierà a scuola? La proposta di legge firmata Stefàno
Almeno un'ora a settimana, nelle scuole primarie e secondarie. L'onorevole: "Non esiste pezzo di storia del nostro Paese che non incroci vicende legate all'uva e al vino"
La storia del vino potrebbe essere presto una nuova materia scolastica. A lanciare la proposta, ieri a Palazzo Madama, presentando un disegno di legge, insieme ad Attilio Scienza, professore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini e Isabella Marinucci, responsabile Area Vini di Federvini è il senatore pugliese Dario Stefàno (Sel), membro della commissione Agricoltura.
"Non esiste pezzo di storia del nostro Paese che non incroci vicende legate all'uva e al vino. Dobbiamo iniziare a raccontare l'Italia anche attraverso le peculiarità identitarie che hanno accompagnato tutti i passaggi della storia più importanti. E' venuto il momento che l'Italia introduca come disciplina obbligatoria, e quindi a pieno titolo, "Storia e la Civiltà del Vino" nel patrimonio di conoscenze basilari dei nostri ragazzi", scrive sui social.
Il disegno di legge prevede che si studi la storia del vino, un'ora a settimana, nelle scuole primarie e secondarie. L'idea del senatore è di fare di far partire già l'anno prossimo dei progetti pilota che vedrebbero la Regione Puglia in prima linea ovviamente.
"Non si tratta – ha tenuto a sottolineare il senatore - di irrobustire la formazione tecnica nelle scuole professionali, che pure è necessario fare e con tempestività, ma di contribuire a formare il patrimonio di cultura generale e del sapere delle nuove generazioni".
“La consapevolezza nasce dalla conoscenza, dal sapere che – ha concluso Stefàno – si apprende già da piccoli. L’Italia vitivinicola è un giacimento inestimabile, a livello ampelografico e paesaggistico, così come culturale e di tradizioni popolari, da conoscere e imparare a difendere e valorizzare, sin da bambini. Centinaia di differenti vitigni autoctoni, vigneti storici, veri monumenti naturali e culturali, costituiscono il cuore di una biodiversità unica al mondo, di un patrimonio che è fonte di lavoro, occupazione e reddito che si presta in modo mirabile all’innovazione, ad essere potente fonte di investimento per le giovani generazioni”.
Il testo prevede anche una copertura di 12,6 milioni di euro, a partire dal 2016, destinati anche alla formazione degli insegnati che dovrebbero insegnare la materia, in un percorso tutto da costruire con il Ministero dell’Università e dell’Istruzione.
L'Italia è il primo esportatore al mondo di vino, su questo non ci sono dubbi: il settore è tra i più importanti dell'economia della Penisola. La proposta piace ai produttori. Insegnare ai giovani la cultura del vino non potrebbe che migliorare le cose.