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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Piero Villaggio: "Mio padre Paolo, un precursore del presente" | INTERVISTA

Il figlio dell'artista genovese ricorda il padre, scomparso nel 2017. Dal lavoro di impiegato alla Cosider di Genova agli ultimi anni, "quando lo accompagnavo in giro per le serate e tornavo a casa disfatto". E, insieme alla sorella Elisabetta, lancia un sito Internet ed una linea di t-shirt "per tenere vivo il suo nome" anche tra i più giovani

È il 1975 quando Paolo Villaggio diventa per la prima volta il ragionier Ugo Fantozzi al cinema, quella maschera tragicomica che servirà agli italiani ad esorcizzare i propri difetti, l'incarnazione dell'uomo medio e mediocre, vessato dalla società ed inerme di fronte al proprio sciagurato destino. Da allora sono passati 44 anni, "ma una mattina di qualche settimana fa sono passato davanti ad una scuola ed ho sentito alcuni ragazzi che citavano la 'nuvoletta di Fantozzi' perché stava piovendo a tratti - racconta a Today Piero Villaggio, 55 anni, secondogenito dell'attore e scrittore genovese - Allora mi sono reso conto di quanto il lavoro di mio padre continui ad attraversare i tempi, le età, le estrazioni sociali. Perché quando lui ha ideato quella nuvola (persecutrice degli sfortunati, ndr) loro neanche erano nati". 

Ed è per questo che Piero, insieme con la sorella Elisabetta, ha deciso di promuovere alcune iniziative che possano traghettare il ricordo di Villaggio (scomparso nel luglio nel 2017) dal passato al futuro, con la creazione di un sito Internet ufficiale - intitolato FantozziOfficial.com - e la "viralizzazione" delle sue frasi più celebri attraverso una linea di magliette, perché nell'epoca frenetica di Internet la cultura viaggia anche in pillole. Sebbene, infatti, l'impiegato medio-borghese degli anni Settanta sia sempre più raro da trovare nella precarietà dell'oggi, l'alienazione del "perdente" è senza tempo, fatta della grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere e di sussulti di dignità presto sopiti. "Ed oggi, soprattutto nel caso dei più giovani, lo scontro non è più col Megadirettore galattico di un'azienda, ma con la società".

La saga di Fantozzi: quasi cinquant'anni e non sentirli?

Qualche giorno fa ho trovato su Internet un'intervista che mio padre ha rilasciato nel 1975 ad un tv svizzera e sono rimasto impressionato. Ciò che raccontava era perfettamente attuale: si possono cambiare alcuni termini, ma nel vederla si ha la sensazione che la trasmissione sia stata registrata quindici giorni fa. E' stato un precursore di idee e questo lo rende geniale. Adoperarsi per tenere vivo il suo nome, benché non necessario, è un piacere. 

L'ultima volta di Fantozzi al cinema risale a vent'anni fa, con "Fantozzi 2000 - La clonazione", decimo capitolo. Eppure su Facebook sono tante le fanpage che rilanciano ancora le clip dei film. 

Due anni fa io e mia sorella ci siamo accorti che Internet è pieno di pagine aperte dai fan e di fake di nostro padre, alcuni anche di cattivo gusto e mal fatti, così abbiamo voluto creare un sito ufficiale, dove accorpare le iniziative in sua memoria, i premi di cui viene omaggiato e, in ultimo, la divertente linea di magliette che gli abbiamo dedicato. Una parte degli introiti della vendita delle t-shit andrà in beneficenza, ma stiamo ancora valutando l'ente a cui destinare i ricavi, probabilmente sarà una scuola di cinema di Roma. 

In basso, la presentazioni delle t-shirt del Ragionier Fantozzi con Elisabetta e Piero Villaggio, il regista Neri Parenti e il giornalista Gaetano Pedullà

magliette fantozzi 3-4

La "poltrona in pelle umana", i "novantadue minuti di applausi": immagini evocative entrate nell'inconscio collettivo e nel linguaggio comune. Come avete scelto le frasi più rappresentative?

Ne abbiamo tirate giù venti, ma ad avere la meglio sono state "(La corazzata Potëmkin, ndr) è una cagata pazzesca" e "Batti lei", ovvero quelle che ci sembravano più divertenti.

Come nasceva l'arte di suo padre?

Negli anni Sessanta è stato dipendente e ragioniere alla Cosider, un'azienda di Genova che si occupava di progettazioni industriali. Quindi ha vissuto in prima persona le vicende che ha raccontato, chiaramente romanzandole. Ha cominciato  a scrivere in quegli anni piccole cose, fino a quando, durante una serata organizzata in fabbrica in occasione del Natale, fu notato da una persona che gli propose di andare ad esibirsi in un locale di cabaret che aveva Maurizio Costanzo a Roma. E' cominciata così la sua storia nel mondo dello spettacolo. 
 
Oltre a Fantozzi, quale altro traguardo lo rendeva orgoglioso?

Scrivere. Lui diceva che era uno scrittore, non un attore. 

Per gli Italiani, Villaggio è un artista che ha fatto ridere tanti. Ma per lei, che padre è stato?

Non era un padre convenzionale, di quelli che ti portano a scuola e a vedere le partite di calcio. Queste cose a lui neanche si potevano chiedere. Negli ultimi anni, quando il suo manager Mario De Simone era venuto a mancare, mi occupavo io di accompagnarlo in giro per le serate: tornavo disfatto, ogni volta dicevo che non ci sarei mai più andato, invece oggi riconosco che è stato bello. Era una persona estremamente pigra e ricordo che, siccome non gli andava di fare ciò per cui era pagato, cercava sempre di perdere tempo in altri modi. Era geniale, ma non era una persona semplice. Era un uomo cinico ed anche un po' dispettoso, gli piaceva fare scherzi agli altri. 

Qualche aneddoto?

Quando saliva sul palco, sapeva che la gente si aspettava da lui un certo tipo di spettacolo: non dico proprio Fantozzi, ma quasi. Allora lui si divertiva, quasi per dispetto, a fare prediche su cose assolutamente lontane, su Dio e la religione. Si divertiva a trattare male gli altri, perché era anche un po' carogna putroppo (sorride, ndr). Per fortuna ha avuto intorno persone che lo hanno sopportato, produttori ed addetti ai lavori. 

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Il regista Neri Parenti ha raccontato che tavolta spediva Clemente Ukmar, sua storica controfigura, agli eventi a cui non desiderava presenziare. 

Clemente ha fatto tutti i film di mio padre ed era diventato bravissimo. Ormai aveva imparato ogni movenza di Fantozzi, quel suo caratteristico piegarsi sulle gambe. Ogni tanto fingeva di essere lui. 

Da figlio, qual è l'insegnamento più grande che suo padre le ha lasciato?

Non era mai una persona banale, specialmente nel suo lavoro. Oggi sento le interviste rilasciate dai suoi colleghi e mi accorgo che spesso sono permeate di banalità, di finzione, di buonismo. Lui è stato certamente poco diplomatico, ma almeno diceva sempre ciò che pensava. Una volta, anni fa, Giuseppe Cruciani, (conduttore del programma radiofonico 'La Zanzara' in onda su Radio24, ndr), mi disse che faceva fatica ad invitarlo in diretta. Gli chiesi come mai. Mi rispose: "L'altro giorno mi ha detto che il Papa è troppo intelligente per credere in Dio" (ride, ndr)

Crede che il mondo dello spettacolo faccia abbastanza per ricordarlo?

Non tanto. Ed anche perché, ripeto, lui non è mai stato diplomatico. Quindi non è mai andato a farsi amici. Il cinema, così come il mondo in generale, ricorda tutto, quindi può fare più fatica a ricordarsi di lui. Ma non per cattiveria, quanto perché non era un personaggio semplice. 

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