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Venerdì, 19 Aprile 2024
PROCESSI

Emilio Fede rischia un processo per estorsione e minacce contro i vertici Mediaset

"Furente, rabbioso, disposto a tutto", l'ex direttore del Tg4 ha provato in tutti i modi a scongiurare il licenziamento e, secondo l'accusa, arruolò dei pregiudicati per vendicarsi del suo ex personal trainer che aveva raccontato tutto ai carabinieri

MILANO - Dalle carte del probabile processo contro Emilio Fede per tentata estorsione ai danni di dirigenti Mediaset emerge il ritratto di un uomo “furente, rabbioso, disposto a tutto”.

Così lo definisce Emilio Randacio nel suo articolo su Repubblica nel quale ricostruisce gli avvenimenti seguiti all’uscita di scena dell’ex direttore dal Biscione. Secondo le carte dell’accusa, l’84enne Emilio Fede non avrebbe esitato a rivolgersi a pregiudicati per vendicarsi, scrive Repubblica, dopo aver in tutti i modi tentato di opporsi al licenziamento. Fede avrebbe provato a ricatti i vertici dell’azienda, prima facendo confezionare dal suo personale trainer, Gaetano Ferri, dei fotomontaggi scabrosi del capo della comunicazione di Mediaset, Mauro Crippa, e poi arrivando addirittura a cercare di screditare, senza successo, Fedele Confalonieri.

LA VENDETTA - Lo stesso Ferri “nell’estate 2014, si rivolge ai carabinieri di Monza, depositando alcune intercettazioni registrate all’insaputa di Fede, con al centro rivelazioni sulla vicinanza di Marcello Dell’Utri alla mafia, e la effettiva conoscenza di Silvio Berlusconi della minore età della ospite del bunga bunga, Ruby. Quando parte di quei nastri, nel luglio scorso, finiscono sui giornali, Fede perde le staffe”. Per vendicarsi, Fede avrebbe contattato “Gianluca Preite, esperto informatico coinvolto in alcune indagini di particolare delicatezza”, come si legge in un rapporto della sezione di Polizia giudiziaria di Ps, secondo cui “Preite convince in modo esplicito Fede (che accoglie l’invito entusiasticamente), della necessità di ‘infliggere una severa lezione corporale’ (a Ferri, ndr)”. L’amico “indica la necessità che a occuparsi di tale operazione sia Francesco”, ossia “il soggetto Francesco Schito, ha precedenti per armi e droga, ed è agli arresti domiciliari”. Schito puntalmente contatta Fede. “Sono Francesco signor Emilio, l’amico di Gianluca. Mi hanno esposto in maniera molto, molto completa la situazione... Io so già quello che devo fare… Ti ho chiamato per dirti ‘stai tranquillo’”. Secondo i poliziotti, il “raid punitivo” alla fine non è andato in porto, ma solo perché “dopo l’8 agosto, gli atti preparatori (all’agguato, ndr), subiscono una sorta di rallentamento”.

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