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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

La vedova di Giorgio Faletti racconta gli ultimi giorni dell'artista

Toccante intervista a "Vanity Fair" per Roberta Bellesini, che ha ricordato la sua vita a fianco dell'attore, musicista e scrittore

"Per lo più piango. Un’amica psicologa mi ha detto di non trattenere niente. Così, una sera sono uscita sul terrazzo e ho rotto un servizio di piatti orrendo, che non piaceva neanche a Giorgio. Mi ha fatto sentire meglio".

Con queste parola Roberta Bellesini, la vedova di Giorgio Faletti ha parlato per la prima volta dalla morte dell'artista, raccontando in un'intervista al settimanale "Vanity Fair" della sua vita con Faletti e della sua malattia.

"Ero un po’ agitata perché pensavo di non aver argomenti di conversazione per via della differenza di età - ha ricordato, parlando del loro primo appuntamentoInvece fu tutto facile, poi io sono sempre sembrata più adulta e lui più bambino, per cui la distanza era minore. Però ci vollero altre cene prima che ci baciassimo, finalmente, a casa sua. E dopo un po’ mi chiese di andare a vivere da lui a Milano".

Fu lei a ritrovarlo in terra e a chiamare con lucidità i soccorsi, quando Faletti fu colpito da ictus nel 2002. La coppia di sposò poco dopo. Lo scorso gennaio la scoperta, per caso, del cancro. "Doveva fare una risonanza magnetica perché aveva un’ernia da controllare, e da un po’ aveva un fastidioso mal di schiena - ha raccontato - Poi ci siamo presi qualche giorno per decidere che cosa fare, io e lui. Ci hanno consigliato un medico di Los Angeles che lavorava con le eccellenze di tutto il mondo (...) Ma la nostra decisione di curarci in America era dettata soprattutto dalla necessità di avere un po’ di privacy".

Nell'ultimo mese, le condizioni di salute di Faletti sono precipitate. "Ha iniziato a non sentirsi più bene… faticava a camminare… a parlare… hanno fatto diversi esami prima di capire che aveva metastasi al cervello. Era il 20 giugno".

Poi la decisione di tornare. "Lui aveva già deciso di tornare per fare la radioterapia in Italia, ma sono sicura che in cuor suo avesse capito che non c’era più nulla da fare. Desiderava tantissimo tornare in Italia, lo desiderava con tutto se stesso. Tant’è che ha tenuto duro fino a che siamo arrivati qui. Poi ha mollato. Vorrei però che tutti sapessero che non ha mai avuto un momento di rabbia o di sconforto. Mi diceva: 'Comunque vadano le cose, io ho avuto una vita che altri avrebbero bisogno di tre per provare le stesse emozioni. E se penso che sarei dovuto morire nel 2002 e in questi 12 anni ho fatto le cose a cui tenevo di più, devo ritenermi l’uomo più fortunato del mondo'".

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