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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Her" di Spike Jonze: le conseguenze dell'amore del futuro

Il Festival di Roma ha il suo capolavoro: un gioiello di scrittura, regia, recitazione che conquista e sconvolge

Se per ora ci divertiamo a parlare con Siri, l’assistente vocale della Apple, un giorno potremmo avere sistemi operativi talmente evoluti da essere così presenti nella nostra vita, con il loro essere del tutto al nostro servizio da non farci avere quasi più bisogno di nessun contatto con gli altri. Uno scenario futuribile che potrebbe avverarsi nei prossimi anni e che potrebbe portare a conseguenze inimmaginabili. Spike Jonze ci ha provato e ha fatto un film sull’amore e la solitudine per il quale si fa fatica a non utilizzare la parola “capolavoro”.

Presentato in concorso all’ottava edizione del Festival del Film di Roma, “Her” mostra cosa potrebbe accadere se l’evoluzione dei sistemi operativi diventasse talmente avanzata da renderli ormai una “coscienza”, un’altra voce alternativa e complementare a quella della nostra mente, con la quale poter condividere pensieri, emozioni, progetti.

In un mondo nel quale ormai tutti sono attaccati a un auricolare e parlano soltanto con se stessi, tra email da inviare e chat vocali di gruppo, c’è bisogno addirittura di qualcuno che scriva per noi le lettere alle persone più care, per di più in bella calligrafia. Theodore scrive lettere profonde e toccanti per persone che non ha mai visto e conosciuto. La sua capacità di provare sentimenti sembra essersi esaurita, dopo un grande amore con la ragazza della porta accanto che è finito in un tragico divorzio. La sua vita sembra ritrovare un senso grazie a Samantha, il nuovo sistema operativo che ha acquistato: una voce dietro cui si nasconde un’intelligenza vivace, spiritosa, curiosa del mondo. All’inizio Samantha è una voce amica, un rimedio per la solitudine, per poi trasformarsi in un (s)oggetto d’amore assolutamente plausibile per Theodore, che la ricambia.

La storia d’amore tra Theodore e Samantha (con il “terzo incomodo” rappresentato dalla ex moglie di lui) è impossibile come solo i grandi amori possono essere, ma al tempo stesso è assolutamente reale, talmente vera da straziare il cuore per la sua intensità.

Sebbene ci siano altri personaggi, altri visi, altri corpi, il Theodore di Joaquin Phoenix è l’unico protagonista, in scena quasi sempre da solo e in primo piano, con l’unico controcanto della voce roca, sensuale e intima di Scarlett Johannson.

Intorno a loro ci sono solo persone che camminano senza vedersi, ormai incapace di comunicare, in un mondo futuro dall’atmosfere vintage anni Settanta, dominato da colori pastello, grattacieli e luoghi pubblici perennemente illuminati. 

Difficile incontrare film così: “Her” è un’esperienza che toglie il respiro, una riflessione lucida e commossa sui rapporti sentimentali nel mondo moderno.

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