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Giovedì, 28 Marzo 2024
Musica

Quando Mattarella nel 1990 bocciava la "volgare" e blasfema Madonna

L'allora ministro della Pubblica Istruzione si schierò con i vescovi e le associazioni cattoliche contro le date italiane del "Blond Ambition" tour della cantante americana, di "scarso contenuto artistico"

Che cosa lega Sergio Mattarella, candidato del Pd alla presidenza della Repubblica, a Madonna? Mentre in attesa delle votazioni si scava nella vita e della carriera politica di Mattarella, in molti hanno subito ricordato un episodio che lo vide protagonista nel lontano 1990, in cui era all'epoca ministro della Pubblica Istruzione, quando bocciò senza se e senza ma il tour italiano di Madonna.

Erano gli anni in cui Veronica Louise Ciccone era davvero considerata "l'anticristo". L'ultimo tour "Blond Ambition" aveva già fatto sobbalzare i cattolici di mezzo mondo e nel video di "Like a Prayer" la "Marilyn degli anni '90" baciava la statua di un santo di colore, ballava tra le fiamme e mostrava le stigmate. La protesta delle associazioni cristiane americane attraversò ben presto l'Atlantico per arrivare in Italia e in Vaticano. Così quando Madonna annunciò il tour nel 1990 nel nostro Paese, la Cei lo bocciò senza appello.

L'ufficio Comunicazioni Sociali del vicariato di Roma chiese di annullare i concerti di Madonna, ritenuta "eretica e irriverente", autrice di una musica "blasfema e deviante". Si mossero i vescovi, si mossero gli ambienti cattolici, le associazioni che scrissero una lettera aperta all'allora sindaco Carraro, in una crociata in nome del buongusto contro l'irriverenza e la blasfemia di Madonna. E si mosse anche Mattarella. Scrive Repubblica il 6 luglio 1990:

"Il ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella si schiera con i vescovi e parla di Blond Ambition, l' ultimo show mistico erotico della rockstar italo-americana, come di un' offesa al buon gusto e si associa nella loro condanna nei confronti di miss Luisa Veronica Ciccone, colpevole di usare e abusare in scena di simboli ed emblemi religiosi".

David Zard, organizzatore del concerto, parlò di "polemiche da terzo mondo". Qualche giorno dopo, Repubblica titolò: "Madonna non vende". A due giorni dal concerto, i biglietti venduti a Roma erano appena sedicimila (contro i venticinquemila posti dello stadio Flaminio), poco di più di quelli venduti a Torino (contro i quasi 70mila posti dello stadio della Alpi). Alla fine, la sera del concerto, il 10 luglio 1990, lo stadio Flaminio era pieno appena per tre quarti; a Torino, tre giorni dopo, furono in quarantamila ("La Torino Atea si è lasciata scivolare addosso la bionda epifania di Miss Ciccone con la sua consueta compostezza", scrisse ancora Repubblica).  

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