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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Rai, Lucia Annunziata: "Tagliatemi lo stipendio"

La giornalista, il cui compenso è di 350 mila euro all'anno, ha chiesto un adeguamento al nuovo tetto indicato dalla legge

Il tetto agli stipendi Rai continua a far discutere. Il Governo ha dato l'ok per i dirigenti, ma ancora deve esprimersi sugli artisti. 240 mila euro è il massimo del compenso, e se in molti storcono il naso, qualcuno (strano ma vero) lo pretende.

Lucia Annunziata ha messo tutto nero su bianco in una lettera indirizzata ai vertici Rai, pronta a tagliarsi lo stipendio "prima del 1 aprile e indipendentemente da qualunque decisione sarà presa in merito dalle autorità che guidano e regolano questa azienda". La giornalista, alla guida di "In mezz'ora", ha un compenso di 350 mila euro all'anno, come riportato da Il Giornale, anche se per la stagione 2017-2018 il suo cachet è di 460 mila euro perché previsto per lei un secondo programma. 

Si parla quasi di metà stipendio, dunque, che Lucia Annunziata è disposta a tagliarsi, non per dare un "giudizio sulla giustezza o meno dell'adozione del tetto - spiega - ma per una questione di equità sostanziale". 

ADDIO STIPENDI D'ORO - Il tetto massimo di 240 mila euro stabilito dal Cda Rai, rientra in una più ampia riforma dell'editoria che prevede il riordino del finanziamento pubblico con l'istituzione di un "Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione", il quale sarà ripartito con un decreto del Presidente del consiglio. Le risorse arriveranno da un contributo di solidarietà dello 0,1% a carico dei redditi del mondo della raccolta pubblicitaria, dalle diverse forme di sostegno all'editoria quotidiana e periodica anche digitale, da quelle del Fondo straordinario e quelle destinate a radio e tv locali, ma anche una quota delle eventuali maggiori entrate del canone Rai che da quest'anno si pagherà in bolletta.

La delega contiene una stretta sui requisiti per poter accedere ai contributi diretti. Le nuove disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici non potrà comunque superare il 50% dell'ammontare complessivo dei proventi dell'impresa editrice al netto del contributo medesimo. Dai contributi dovranno essere esclusi gli organi di informazione di partiti, movimenti politici e sindacali, periodici specialistici a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico. Nulla anche per "tutte le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in Borsa".

Tra le misure contenute nel ddl anche disposizioni sul lavoro e le pensioni dei giornalisti, sull'Ordine dei giornalisti e sulle edicole e le nuove regole per la vendita dei giornali. Sarà il governo a riempire nel dettaglio di contenuti i decreti delegati che dovranno attuare la delega.

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