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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cinema

Robin Williams, istrionico genio di Hollywood

Scomparso l'attore premio Oscar, Peter Pan gentile in bilico tra poesia e burla

Genio, sei libero”. Con queste parole l’Academy Awards ha salutato Robin Williams, l’attore americano trovato morto nella sua abitazione in California, vincitore di un solo Premio Oscar nel 1997 come attore non protagonista per “Will Hunting - Genio Ribelle” ma che in realtà ne avrebbe meritati almeno altri dieci.

Perché il talento del genio Robin Williams, che nel 1992 prestò voce e sembianze all’altro genio, quello blu della lampada di “Aladdin”, è di quelli che difficilmente trovano riscontro nei premi (anche se il suo palmares è di tutto rispetto) perché il vero successo sta nella capacità di annidarsi nei ricordi e nella fantasia del suo pubblico. Perché dei grandi attori uno ricorda sempre le performance più acclamate, quelle più famose e che vengono sempre inevitabilmente citate, ma poi c'è la filmografia "sentimentale" di ogni spettatore, che magari adesso sarà andato a riguardarsi il film meno noto o meno bello ma che per lui ha un significato diverso.

Ma non si può non ricordare il monologo da “L’attimo fuggente”, nel quale Williams interpreta il professor Keating che insegna libertà e poesia ai suoi studenti, come non si può non ricordare il suo grido radiofonico in “Good Morning, Vietnam”. E certo non possono restare fuori il visionario e bellissimo “La leggenda del re pescatore” di Terry Gilliam e “Risvegli” di Penny Marshall.

Tutti film che arrivano a stento a sfiorare la metà degli anni Novanta, quando il talento eclettico di Robin Williams si instradò in un pugno di film dichiaratamente comici nel quale sfoderare il suo potenziale, tornando a quella mimica e alla battuta nonsense che lo resero famoso alla fine degli anni Ottanta con il telefilm “Mork & Mindy”. Ecco allora il divertissement “Hook - Capitan Uncino” di Steven Spielberg, “Mrs. Doubtfire” di Chris Colombus e “Piume di struzzo” di Mike Nichols, nel quale avrebbe voluto rifare “Il vizietto”.

E' morto Robin Williams

Dopo l’Oscar, il tentativo di tornare a fare film diversi, rimettersi in gioco cercando di mescolare il dramma con la comicità gentile, interpretando personaggi che, dall’Adrian Cronauer di “Good Morning, Vietnam” si sono sempre trovati a dover crescere, eterni Peter Pan, facendo i conti con la realtà ma senza perdere la propria tenerezza e generosità. Così sono arrivati il sottovalutato “L’uomo bicentenario”, "Jakob il bugiardo", Patch Adams” e i personaggi oscuri di “Insomnia” e “One Hour Photos”.

Guardando una filmografia così, è facile parlare di “genio e sregolatezza”, ricordando soprattutto gli anni bui di quando giocava con la vita e la morte insieme al suo grande amico John Belushi. Talenti del genere hanno vita difficile su questa terra, schiacciati dalla mediocrità che li circonda e che, in nome del business, cerca di sempre di metterli in gabbia e incasellarli in un genere.

Robin il genio, era anche un uomo buono, padre innamorato dei suoi figli come solo “Mrs. Doubtfire” poteva essere (l’ultimo tweet, una ventina di giorni fa, è stato per fare gli auguri di compleanno alla figlia Zelda, che oggi lo ricorda così: "Ti amo, mi manchi"), amico fedele dei suoi amici, con le sue fragilità che di recente lo avevano riportato a lottare contro quei demoni che non lo avevano mai del tutto abbandonato; se ne è andato in silenzio, in circostanze ancora da chiarire, ma che non cambiano la sostanza dei fatti: dovremmo fare a meno di lui per i prossimi anni, non potremmo più contare sul suo guizzo da istrione, lo stesso che gli permetteva di prendere una sciarpa rosa da una signora tra il pubblico e improvvisare senza soluzione di continuità personaggi e voci durante uno show televisivo, e sul lampo di quegli occhi azzurri e tenereissimi, che ci rassicuravano, ci divertivano e ci commuovevano.

Ospite al programma “Inside the Actor Studio”, alla domanda “Se il Paradiso esistesse, che cosa ti piacerebbe che ti dicesse Dio al tuo arrivo”, Robin Williams rispose: “'C’è un posto in prima fila. Il concerto inizia alle cinque. Ci saranno Mozart, Elvis e chiunque altro di tua scelta'. In alternativa, sarebbe bello sapere che, se il Paradiso esiste, lì c’è una risata. Sarebbe una buona cosa. Giusto per sentire Dio che dice: “Ci sono due ebrei che entrano in un bar…”. 

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