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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sandra Milo rivela: "Sono stata violentata"

L'attrice ha trovato il coraggio di raccontare, a trent'anni di distanza, uno stupro subito da uno sconosciuto

Nel 1981 Sandra Milo fu violentata da uno sconosciuto su un treno. Un’esperienza terribile che l’attrice si è portata dentro e non è riuscita a confidare nemmeno ai propri cari.

Tra le lacrime, Sandra Milo ha trovato ora il coraggio di raccontare i fatti in un’intervista a DiPiù. L’attrice era su un treno diretto da Roma a Torino, dovrebbe avrebbe recitato in “Casa di Bambola” di Ibsen. Durante il viaggio, la Milo si addormentò quando a un certo momento si risvegliò e si trovò sopra l’aggressore, che agiva indisturbato nella carrozza completamente deserta: “Ho sentito un peso enorme che mi schiacciava il viso: ho aperto gli occhi e mi sono accorta con terrore che era la mano di un uomo premuta sulla mia bocca. Ho sentito l'altra mano di quell'uomo alzarmi il vestito e poi torcermi un braccio, per immobilizzarmi. Mi ha strappato il vestito e ha messo le sue ginocchia tra le mie gambe, per costringermi ad aprirle. Con quella mano premuta sul viso non potevo gridare: ho cercato di divincolarmi, ma quell'uomo mi ha picchiato, con ferocia. Il naso e la bocca hanno cominciato a sanguinarmi, mentre lui faceva tutto quello che voleva: mi usava, mi trattava come una cosa. Una sensazione orrenda”.

A distanza di anni, il ricordo è ancora vivido e la Milo non ha dimenticato alcun particolare, compresa la divisa da capotreno indossata dall’aggressore. Eppure scelse di non sporgere denuncia.

Avevo paura che si venisse a sapere tutto, che i giornali scrivessero: ‘Stuprata Sandra Milo’. L'idea che milioni di uomini potessero immaginare quella scena era insopportabile per me. Mi sarebbe sembrato di essere violentata milioni di volte. Anche se non fossi stata famosa, però, non avrei denunciato comunque il mio aggressore. Il mio è stato un errore, ora lo capisco. Ma, nella mentalità dell'epoca, se una donna veniva violentata tutti pensavano: ‘Se l'è cercata!’. Le donne che osavano denunciare uno stupro, in quegli anni, subivano interrogatori orrendi, come se fossero state loro sotto processo: "Ma lei come era vestita? Aveva la gonna corta?", si sentivano chiedere. Adesso per fortuna le cose sono cambiate. Io fino a due anni fa, tra le altre ripercussioni psicologiche che ho vissuto da allora, mi rifiutavo di prendere il treno. Comunque decisi di tacere e solo molti anni dopo riuscì ai confidarmi perfino coi miei cari”. 

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