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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Andrea Vianello: "Ictus all'area del linguaggio. Oggi, con qualche errore, ma sto qui"

Dopo mesi di cure e terapie, il giornalista è tornato alla sua vita di sempre e con la sua esperienza vuole aiutare chi si trova nella stessa situazione

A un anno dall'annuncio di uno stop per problemi di salute, Andrea Vianello parla dell'ictus che lo ha colpito e non lo fa solo nel libro 'Ogni parola che sapevo', ma in ogni occasione pubblica, per incoraggiare chi si trova nella stessa situazione che tornare alla vita di prima è possibile.

La fortuna è fondamentale, ma anche la determinazione quando tutto sembra irrecuperabile. "Mi hanno operato e quando mi sono svegliato non riuscivo più a parlare - ha raccontato ai microfoni dei Lunatici su Rai Radio2 - L'ictus mi aveva preso l'area del cervello del linguaggio. Togliendomi l'unica cosa che sapevo fare veramente bene. Ci ho messo tanto a recuperare la parola. Ho avuto anche fortuna. Oggi, con qualche errore, sto qui. E spero che questo libro aiuti chi ha avuto il mio stesso problema. Di ictus si parla poco eppure è la seconda causa di morte e di invalidità nel nostro Paese. Bisogna parlarne perché a ritornare ce la possiamo fare. Magari non come eravamo, ma almeno con la voglia di vivere".

Non è semplice affrontare tutto, così come non lo è parlarne e tornare alla 'normalità': "Chi ha avuto un ictus ne ha paura. I danni sono brutti da far vedere. Io pensavo di essere sfigurato avendo perso le parole. Chi ha avuto un ictus ha paura di farne vedere gli effetti. Invece bisogna parlarne, non è una cosa di cui avere vergogna. Un ictus non è una colpa. Spesso chi ha avuto un ictus pensa che sia stata colpa sua. Non è così. Succede. E' la vita. La cosa più importante è che quando mi sono svegliato dopo l'operazione, è vero che avevo avuto una grande paura non riuscendo più a parlare, però ero vivo. Questa è l'unica cosa che ho tenuto sempre a mente. Prima di tutto la fortuna di essere ancora vivo. Poi parlare è meglio. Ma alla fine la cosa più bella è vivere".

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