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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Andrea Vianello: "Con Rabona racconto storie ed emozioni attraverso il calcio. In Rai mancavano da un po'" | L'INTERVISTA

Il giornalista al timone di un nuovo programma su Rai 3, in onda il venerdì in seconda serata

Nessuna moviola, niente highlights, analisi, né commenti. A "Rabona - Un colpo a sorpresa", il nuovo programma di Rai 3, in onda tutti i venerdì in seconda serata, il calcio ha un altro sapore. Quello delle emozioni, delle storie che ruotano intorno a questo sport, dei racconti popolari. Ad accendere i riflettori su uomini, città, territori difficili - ognuno con il suo campo di calcio - Andrea Vianello, che ci ha parlato di questa nuova sfida televisiva. 

Un programma sul calcio e non "di" calcio. Un'idea originale, ma soprattutto utile per accendere i riflettori su tante storie che ruotano intorno a questo bellissimo sport. Com'è nata?
"Avevo questo desiderio di provare a usare il calcio, grandissimo terreno comune di emozioni, come veicolo per poter raccontare delle storie e indagare sul sentimento, sulle passioni e anche sul territorio, proprio perché il calcio è molto diffuso anche attraverso le serie minori. La nostra idea è di raccontare questo sport con vari linguaggi. Nel programma ci sono momenti di storytelling, interviste, talk, musica dal vivo. Volevamo fare un programma nuovo, scritto da noi, per provare a raccontare il calcio sotto altri aspetti più che parlare di tecniche".

Di base però c'è una grande passione...
"Certo. Non sono un giornalista sportivo, ma il calcio è sempre stata una mia grande passione e questo era un modo per portarla in tv".

Un "colpo a sorpresa", come il sottotitolo del format. La Rai, ma più in generale la tv, ha bisogno di più programmi di questo tipo? Non noti un appiattimento di genere nei palinsesti?
"La televisione ha sempre bisogno di innovazione, è una missione di cui dobbiamo tenere conto. La tv deve anticipare i tempi, rinnovarsi e trovare nuovi linguaggi. Rabona è un germe di novità, ma ci sono diversi progetti in Rai in questo periodo. Sono importanti gli ascolti, il concept del format, ma riuscire a tracciare nuove linee di linguaggio è una delle sfide più belle di questo mestiere. Penso ci sia la necessità di lavorare a nuovi programmi, non solo in Rai. Hai ragione, negli ultimi anni c'è stata una globalizzazione dei format, spesso internazionali, ed è giusto, ma riprovare a fare un lavoro più artigianale, una televisione che provi a scrivere in modo diverso è interessante. 'La tv delle ragazze' è un bell'esempio. Sta celebrando l'anniversario dei 30 anni di una tv che allora era davvero innovativa, ma la bravura di Serena Dandini e dei suoi autori è stata integrarlo con un programma altrettanto contemporaneo. C'è una luce del passato ma l'hanno saputa sintonizzare con i tempi di oggi. E' bello questo fermento".

Si può dire lo stesso di Portobello?
"Negli ultimi anni diversi format sono stati riportati alla luce, penso anche al Rischiatutto di Fazio. Sono operazioni di affettuosa nostalgia e non credo siano negative, anzi, sono ottimi tentativi. Nella tv ci sta tutto e allo stesso tempo, appunto, bisogna tentare strade nuove che ovviamente sono più complicate e ti portano a fare i conti con un pubblico che non sempre è pronto". 

Hai condotto per anni "Mi manda Raitre", possiamo dire che "Rabona", con la sua lente d'ingrandimento sulle storie popolari, rappresenta un nuovo servizio pubblico? 
"No, assolutamente. Senza falsa modestia, Rabona è un programma di seconda serata che ci prova a fare qualcosa di nuovo e diverso ma il servizio pubblico è un'altra cosa. Porta dei racconti che in Rai mancavano da un po' e ho pensato se ne sentisse il bisogno. E' un piccolo progetto che mi auguro possa diventare un gioiellino". 

Nella quarta puntata vi collegherete con San Lorenzo, a Roma, per parlare della squadra di calcio del quartiere. Una polisportiva autofinanziata, sostenuta dagli abitanti di questa storica borgata, nelle ultime settimane al centro della cronaca nera. Una bella storia...
"E' proprio quello di cui parlavo prima: il calcio è un grande racconto sociale che si può fare attraverso serie minori. La terribile vicenda di Desirée ha messo al centro San Lorenzo e aver scoperto che lì esiste questa realtà di calcio popolare ci è sembrato un bel racconto per proiettare un aspetto diverso di questo quartiere. Capire cosa significa questo progetto di sport popolare, che non esiste solo a San Lorenzo, e quanto può aiutare un quartiere con problematiche è un modo per collegare la passione per il calcio a un racconto affascinante". 

30 puntate, per un nuovo format, non sono poche. Il prossimo step è la prima serata?
"No, in nessun modo. Questo è un progetto inziale, un percorso di lunga percorrenza. Il direttore di Rai 3, Stefano Coletta, ci ha concesso di coprire tutta la stagione calcistica e seconde serate in questo momento sono qualcosa di raro, perché ci sono le lunghe prime serate che lasciano poco spazio. E' un terreno molto complesso in cui giocare. Questo programma ha un linguaggio adatto alla seconda serata, oltretutto la seconda serata ti permette di avere il coraggio della sperimentazione. Rabona è una prima annata, ma non ci sono ancora altri percorsi. Ci interessa consolidarci poco a poco". 

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