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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Giorgio Faletti, il commovente ricordo della moglie a quattro anni dalla morte

La vedova Faletti, Roberta Bellesini, ricorda il grande attore e scrittore scomparso in una intensa intervista al Corriere della Sera

Roberta Bellesini è stata accanto a Giorgio Faletti per 14 anni, fino all’ultimo.

La vedova del comico, poi rivelatosi un grande cantautore – celebre il brano ‘Siognor tenente’ con cui partecipò al Festival di Sanremo nel 1994 – e uno scrittore di successo (‘Io uccido’ scritto nel 2002 ha venduto in Italia 5 milioni di copie ed è tradotto in 32 lingue) ha ricordato l’uomo e il marito scomparso il 4 luglio 2014  in una intensa intervista rilasciata a Candida Morvillo per il Corriere della Sera.

L’occasione è stata la presentazione di La ricetta della mamma, un cortometraggio nato da un racconto scritto dal marito dieci anni fa e uscito ieri in libreria, per La nave di Teseo.

La proposta di matrimonio in ospedale

Il giorno in cui uscì il libro ‘Io uccido’, a Giorgio Faletti venne l’ictus. Coincidenza? “Giorgio diceva che, essendo un comico, la sua vita poteva solo essere comica. Svegliandosi dal coma, sentiva i rumori delle macchine a cui era attaccato e riuscì a far ridere i dottori. Disse: ma dove mi avete ricoverato? A Las Vegas? Era un uomo allegro”, ha spiegato Roberta: Era bravissimo a trovare neologismi. Come “stritolizzare”, per quando ci stropicciavamo la pelle accarezzandoci (…) Lo coglievo, a volte, a mangiare qualcosa che non doveva e sgranava quei suoi occhioni azzurri che ti schiantavano. Io, davanti a quegli occhi, ero indifesa”.

Fu in ospedale che Faletti le chiese di sposarlo: “I medici avevano chiesto a me l’autorizzazione a un trattamento sperimentale per salvarlo. Mi ero assunta il rischio. Si è ripreso e mi ha chiesto di sposarlo”, ha confidato la donna: “Gli dissi: fai così, richiedimelo quando sei fuori, ora sei sotto farmaci, non vorrei che mi accusassi di circonvenzione d’incapace”.

La moglie di Faletti: “Giorgio si sentiva sempre un esordiente” 

“Soffriva sempre di ansia da prestazione”

Soffriva sempre di ansia da prestazione, temeva di non essere apprezzato. Non si rendeva conto di essere un genio. Ha scritto “Io uccido” in tre mesi. “Signor tenente” in mezz’ora”, ha detto ancora del marito Roberta Bellesini che ha sottolineato come La ricetta della mamma parli molto  di lui, della sue passioni per la provincia – era nato e cresciuto nella provincia di Asti - , per l’ironia, per il genere thriller e anche della buona cucina.

Rispetto ai suoi ultimi giorni di vita, la vedova di Faletti ha ricordato l’ottimismo (“L’ultimo mese, diceva: vabbé, a un altro sarebbero servite tre vite per avere le mie soddisfazioni”) e anche il timore che nutriva rispetto alla possibilità che potesse non essere ricordato.

“Perciò, in maniera quasi ossessiva, porto avanti i suoi progetti, anche se tocco le sue cose e ho sempre dentro un dolore”, ha concluso Roberta, il confortata dalla certezza “che da lui ho ricevuto talmente tanto che vale la pena pagare questo conto”.

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