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Giovedì, 25 Aprile 2024
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'Il Paradiso delle Signore' fa record, ma la Rai lo chiude. Il produttore: "Lasciati soli, mi dispiace per il denaro pubblico"

Numeri che superano quelli dei programmi di punta del daytime come 'La vita in diretta' e 'Vieni da me', eppure la soap non conoscerà una quarta stagione. Sbalorditi gli attori e il produttore Giannandrea Pecorelli

Un grande magazzino nel centro di Milano che, negli anni '50, diventa crocevia di donne, uomini, storie, aspirazioni e conflitti. Questo è 'Il Paradiso delle Signore': un viaggio emozionante al femminile - più che una semplice serie tv - tra regole, trasgressioni, valori e rivoluzione dei costumi, e questo il segreto del suo successo. Il debutto, in prima serata Rai 1, nel dicembre 2015, ma dopo due stagioni la prima sorprendente decisione di viale Mazzini trasforma la fiction in soap opera, trasferendola al prime time. Una bella sfida, più che un demansionamento, che il 'Paradiso' - nome ormai caro all'affezionatissimo e fedele pubblico - non ha vinto, ma stravinto. 

I dati parlano chiaro: una media di 1 milione e mezzo di telespettatori a puntata, cresciuta di settimana in settimana fino ad arrivare a 1 milione e 831 mila, con uno share del 16,5%, dell'ultima andata in onda martedì 19 marzo. Numeri (record) che fanno quasi invidia a programmi di punta del daytime di Rai 1 come 'Vieni da me' - che, ad onor del vero, in questa sua prima stagione non ha certo brillato in termini di ascolti - e "La vita in diretta". Eppure è arrivata come una mannaia la seconda decisione della Rai (sconcertante più che sorprendente), quella di chiudere 'Il Paradiso delle Signore'. 

La serie andrà in onda fino a metà maggio, ma le riprese sono finite. Ultimo giorno di set il 15 marzo, da allora si sta smontando tutto negli studi Videa, a Roma nord, dove sono stati costruiti appositamente due teatri per gli interni di oltre 3000 mq e 2.000 mq di esterni. Una macchina produttiva che per 9 mesi ha coinvolto ogni giorno centinaia di persone tra autori, registi, tecnici e oltre 30 attori tra fissi e ricorrenti e che ha permesso di realizzare 180 puntate per raccontare la vita, i sentimenti, le passioni e i sogni dell'Italia del boom economico.

Chiude 'Il Paradiso delle Signore', la delusione del produttore Giannandrea Pecorelli: "Co-produttori con Rai. Mi dispiace per il denaro pubblico"

La decisione di chiudere 'Il Paradiso delle Signore', nonostante gli importanti risultati, ha lasciato sbigottiti gli attori - tra cui Alessandro Tersigni, nel cast fin dalla prima stagione, Luca Capuano, Giorgio Lupano e Roberto Farnesi - ma soprattutto il produttore Giannandrea Pecorelli, che abbiamo incontrato pochi giorni fa alla festa di chiusura del set: "Non la viviamo bene. Siamo rimasti molto male anche perché oltre al bel risultato che il Paradiso sta facendo nel passaggio televisivo al daytime, sappiamo che è una serie vista molto anche su Rai Play, Rai Premium, su Rai Italia all'estero. E' molto difficile riuscire a fare un programma seriale, a bassissimo costo, soprattutto nel pomeriggio e una volta che ci si è riusciti è un peccato farlo cadere". Un lavoro non indifferente, che ora dunque cade nel vuoto: "E' stata una scommessa particolare - ha spiegato Pecorelli - Era la prima volta che in Italia si faceva una serialità di pomeriggio di 40 minuti. Normalmente le soap sono di 25/26 minuti, noi con i costi di 25 minuti ne abbiamo fatti 40, e grazie agli attori e agli sceneggiatori siamo riusciti a dare anche una buona qualità al prodotto. Questo era un prodotto di prima serata che ci hanno proposto di portare al pomeriggio perché poteva avere molte chance e infatti le ha perché è un grande contenitore che racconta la storia d'Italia e avrebbe potuto continuare a farlo per altri anni". Ormai però non si torna indietro e quello che resta è la delusione, ma anche un velo di polemica: "E' una decisione che ci ha lasciato spiazzati perché ormai non esiste più il produttore esecutivo - ha concluso Pecorelli, di Aurora Tv - Da qualche anno i produttori sono co-produttori con la Rai. Noi abbiamo investito il 25% del budget e in questa operazione alla fine ci ritroviamo praticamente da soli. La Rai utilizza denaro pubblico, noi usiamo denato del nostro gruppo e quindi diventa antipatico. Mi dispiace per il denaro pubblico, ma è una scelta che hanno fatto gli attuali dirigenti"

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