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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"La stagione della caccia", Andrea Camilleri torna su Rai 1: la trama

Lunedì 25 febbraio, in prima serata, il film tratto dall'omonimo romanzo con la regia di Roan Johnson

Dopo lo straordinario successo di Montalbano - che grazie anche ai numeri record di questa stagione si conferma uno dei prodotti Rai più riusciti di sempre - Andrea Camilleri regala alla rete ammiraglia di Viale Mazzini un nuovo romanzo. Lunedì 25 febbraio, in prima serata Rai 1, va in onda "La stagione della caccia", film tratto dall'omonimo romanzo con la regia di Roan Johnson, alla sua prima esperienza con la traduzione in immagini della prosa di Camilleri.

 Il titolo rientra sotto il marchio "C'era una volta Vigata" che esordì nel marzo 2018 con la messa in onda su Rai 1 di "La mossa del cavallo", capace allora di superare il 32% di share. Una scelta, questa della trasposizione dei romanzi in costume di Camilleri, ovviamente senza il commissario Montalbano, "nella quale sicuramente vogliamo continuare", afferma Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, sottolineando che "l'attenzione all'estero per questo prodotto è già forte e se il numero dei film tv cresce si creerà ancora più interesse". 

Per Carlo Degli Esposti che, insieme a Nicola Serra e con Max Gusberti firma una produzione targata Palomar in collaborazione con Rai Fiction, l'obiettivo è di "almeno un titolo all'anno, potendo anche due". Fra il dire e il fare c'è di mezzo l'autorizzazione di Camilleri che è molto attento a dare il via libera alla trasposizione dei suoi titoli storici.

"La stagione della caccia": la trama

Il plot de "La stagione della caccia" intreccia, nella Sicilia immaginaria ma non troppo di Camilleri, a fine 800, la decadenza della nobiltà all'emergere di figure borghesi; oppure, su un altro piano, l'ossessione per il patriarcato con la fuga, anche nella morte, o il riscatto, anche nella solitudine, della condizione femminile; o ancora, un piccolo torto con una grande vendetta. Il tutto con una pioggia di morti ammazzati, o forse no, un impianto da tragedia con toni e coloriture da commedia e uno strizzar d'occhi al feuilleton, fatti salvi finale e complessità dei personaggi. 

"Nei suoi racconti di ambientazione storica Camilleri ha una capacità di fascinazione quasi favolistica", sottolinea Andreatta secondo la quale nel suo intrecciare presente e passato, reale e immaginario, ormai "Camilleri è diventato un autore-Paese". Un concetto che Carlo Degli Esposti declina all'inverso disegnando un Paese camillerizzato: "Vigata - dice - è un paese in cui tutti pensiamo di essere già stati", anche se non esiste. Per il regista fascinazione e favola diventano direttamente mito: "A un certo punto siamo andati a parlare con Camilleri e per me è stato come entrare nell'antro della Sibilla, incontrae un veggente, un momento mitologico".

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