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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Miriana Trevisan, il dietro le quinte di 'Non è la Rai': "Con Boncompagni scappavo"

La showgirl è stata tra le protagoniste del programma cult di Italia 1 dedicato alle teenager. Uno dei periodi più belli ma anche difficili

"E' stata un po' come una fiaba, perché in realtà tutto era irreale", così Miriana Trevisan ricorda ai microfoni di Radio 2, nel programma I Lunatici, gli anni di "Non è la Rai", il programma di Gianni Boncompagni - in onda negli anni '90 su Italia 1 - dedicato al mondo delle teenager.

Un'esperienza bellissima, ma allo stesso tempo difficile per le forte pressione e la rivalità con le altre ragazze: "E' stato un momento magico - spiega -  un po' ne soffrivo perché mi sentivo amata da tutti ma in realtà da nessuno, a tratti mi sentivo una regina, a tratti no. E' stato comunque un momento esaltante, divertente, ho capito da giovanissima che questo lavoro mi piaceva molto. E' stato bello. Una cosa eclatante, strana. Ho fatto quel programma dai 17 ai 19 anni più o meno. Facevo amicizia con la sarta, la truccatrice, ero molto timida, per questo sembravo schiva, preferivo avere delle amiche un po' più adulte. Tra noi ragazze c'era antagonismo, eravamo impreparate alla vita, tra di noi non c'era lealtà. Ma eravamo giovani, in un frullatore, un po' delle dilettanti allo sbaraglio. Per me comunque fare 'Non è la Rai' è stato un valore aggiunto, mi sono divertita tantissimo, ho imparato moltissime cose". E su Gianni Boncompagni, "papà" del programma ricorda: "Ci avrò scambiato tre parole in tre anni con lui, scappavo, ero davvero molto timida. L'ho conosciuto dopo un po' di anni, persona molto piacevole, cultura straordinaria, un genio, un visionario".

Miriana Trevisan e il #metoo

La carriera di Miriana Trevisan è poi proseguita senza sosta. La showgirl ha lavorato con colonne della tv italiana, da Corrado a Mike Bongiorno, fino a Vianello, e di tutti conserva un ricordo meraviglioso. Sulla sua battaglia per la denuncia delle molestie nel mondo dello spettacolo, invece, è rigorosa: "Ho una mia verità da raccontare, non volevo che accadesse in questo modo. Sono sempre convinta che il sistema sia distorto, bisogna cambiare certi atteggiamenti. Ho parlato con diverse persone nei centri antiviolenza, loro mi hanno detto che non consigliano di denunciare subito, ma di raccogliere prima delle prove. Io in realtà non ho denunciato nessuno, parlavo del sistema, ho fatto una confidenza che poi è uscita pubblicamente. A chiunque subisca un abuso consiglierei di raccogliere prima, di fare qualunque denuncia pubblica o non, delle prove schiaccianti. La mia storia è iniziata da un articolo in cui raccontavo che effettivamente le cose vanno così, avrei portato avanti tutto con molta più sostanza, questa è una battaglia che va fatta, è evidente che siamo in uno stato fallocratico. Io avrei continuato a fare una battaglia in un certo modo, poi si è gettato tutto sul gossip. La declinazione del #metoo è diventata quasi solo una questione di gossip. Troppi hanno l'idea che chiunque faccia la showgirl sia disposta anche a tutto. Non c'è magari dietro il pensiero che a quella persona potresti far schifo ma potresti essere brava professionalmente. Poi se ci vuoi provare è un altro discorso, io ho parlato dell'abuso di potere. La reazione del mondo dello spettacolo nei miei confronti? Non sono stata lasciata sola, in quel momento ero anche molto agitata, avevo pensato a una battaglia lenta, per far capire alle giovani donne che il sistema è sbagliato. Non sono stata lasciata sola, però erano tutti molto impauriti". 

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