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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Renzo Arbore: "Oggi la tv è ingrugnita, in molti per gli ascolti vanno a ravanare" | INTERVISTA

Il re della canzone popolare torna su Rai2 con 'Ll'arte d' 'o sole', la più ricca rassegna di brani napoletani realizzata per la televisione italiana negli ultimi anni

"Non ci siamo mai conosciuti di persona, ma capiterà quando annuncerò altre cose per la tv". Prima di iniziare l'intervista, al telefono, Renzo Arbore dà già appuntamento per i suoi prossimi progetti, con l'entusiasmo e l'umiltà di uno showman ai primi passi nel mondo dello spettacolo, alla faccia di una carriera di successo come la sua, che gli consentirebbe quel poco di spocchia in più a cui siamo spesso abituati. Professionista infaticabile, amante della musica e della televisione, a 82 anni ha ancora tanto da dire e da fare, soprattutto sul piccolo schermo, dove torna da mercoledì 18 dicembre con 'Ll'art d' 'o sole', ricca rassegna di canzoni napoletane, per tre seconde serate su Rai2 (le altre il 25 dicembre e il 1 gennaio), con la sua amata Orchestra Italiana. "La più longeva del mondo - spiega con orgoglio -. Ho un canale sul web, renzoarborechannel.tv, dove c'è uno speciale sull'Orchestra. E' la mia passione, con cui cercherò di fare televisione il prossimo anno".

Sa che molti sono convinti che lei sia napoletano, invece non sanno che è nato a Foggia?
"Sì, questa è una cosa vecchissima. Da sempre in tanti sono convinti che sono napoletano. Ho anche la cittadinanza napoletana, che mi ha dato il Sindaco di anni fa. Io a Napoli ho vissuto, ci vado tante volte, la mia cultura è quella napoletana. Mia madre era napoletana, mio padre faceva il dentista a Napoli, mio fratello è nato a Napoli..."

Il grande amore per Napoli quindi nasce dalle sue origini?
"Sì, certo. E poi Napoli è la capitale della cultura meridionale, diciamo la verità. La cultura del Sud fa capo a Napoli, che ha avuto dei periodi di grandissima fertilità artistica. Ce l'ha ancora, però quelli straordinari sono stati gli anni in cui hanno composto le canzoni d'autore, le melodie più melodiose del mondo. Non c'è nessun critico che può confutare questa cosa: le melodie più melodiose del mondo sono state scritte a Napoli dalla metà dell'800 fino a Pino Daniele, ma anche da compositori non napoletani come Dalla, che ha scritto 'Caruso', Modugno, pugliese come me, che ha scritto 'Tu sì 'na cosa grande' e tanti altri. E' una cultura della quale siamo imbevuti fin da bambini". 

A Foggia invece torna mai?
"Ho una casa nella piazza più importante, ogni tanto ci torno. Ci abita mio fratello, ho ancora degli amici, i parenti. Lì c'è la mia cultura locale e i cibi della mia infanzia e adolescenza. Foggia è stata utilissima per la mia preparazione, perché la provincia, non avendo distrazioni, ti stimola molto a studiare, a imparare, a leggere, soprattutto negli anni in cui ero giovane io. Se volevi fare qualcosa dovevi imparare a suonare uno strumento, come è successo a me. Le cose che so fare le ho imparate lì. La provincia è una grande palestra. Poi c'è tutta l'umanità che in provincia si può incontrare al bar o al corso: ricchi, poveri, intelligenti, furbi, lavoratori, figli di papà, onesti e disonesti. Proprio lì, nella mia città, ho sentito per la prima volta questo ritornello che si chiamava 'Ll'arte d' 'o sole'. Foggia nel '43 è stata bombardata molto severamente e quando i muratori ricostruivano le case popolari, cantavano questa canzone napoletana che allora era molto in voga. Una canzone allegra, che racconta come il sole può fare quello che vuole. E' bello prepotente, sale, scende, si nasconde tra le nuvole, illumina quello che non deve illuminare. L'arte del sole, solo a Napoli potevano inventare una cosa così bella. E' una frase che i napoletani ripetevano spesso 'Voglio fa l'arte d' 'o sole', ovvero, voglio fare il comodo mio, come fa il sole".

E proprio questo è il titolo del nuovo programma in onda su Rai2...
"E' un'antologia straordinaria di canzoni napoletane, voluta fortemente da Carlo Freccero e nata dall'intuizione di un dirigente Rai di Napoli che prima di distruggere le scenografie di 'Guarda... Stupisci', fatte da Cappellini e Licheri, mi propose di riutilizzarle gratuitamente. Così ho fatto il programma che è costato meno nella storia della Rai, 5 mila euro a puntata".

Spesso si accostano i cantanti neomelodici alla camorra, ultimamente se ne sta parlando molto. Questo secondo lei ferisce in qualche modo la canzone napoletana e anche Napoli?
"Il fatto di sposare la camorra con tutti i cantanti neomelodici mi addolora. Ci sono cantanti neomelodici bravi che non hanno niente a che fare con la camorra, però è un genere che mi è lontano. Io canto i classici della canzone napoletana, anche i nuovi classici, ma sempre d'autore e liriche molto preziose e poetiche".

Oltre ad aver portato la musica napoletana in tutto il mondo, con l'Orchestra Italiana, lei ha scritto anche alcune delle pagine più belle della televisione italiana. Come la trova oggi la tv?
"E' difficile definire la televisione. Ora lo spettacolo sono i talk show, ma è uno spettacolo che mi interessa relativamente. Guardo soltanto quelli belli, come 'Piazza pulita'. Ci sono anche altri talk show della Rai fatti bene, dignitosi. Quello che è sofferente in tv è l'intrattenimento. Meno male che c'è Fiorello e meno male che quest'anno l'intrattenimento si prenderà la rivincita a Sanremo, spero. Il cast promette bene". 

Su Sanremo ci torniamo dopo, parliamo ancora di tv. Il grande successo di Mara Venier a 'Domenica In', dopo anni di lontananza dal piccolo schermo, dimostra senza dubbio la sua professionalità, l'affetto del pubblico, ma forse anche la mancanza di 'nuove leve'...
"Personalità come Mara sono rare. Mara dispensa quello che le ho sempre consigliato, il sorriso. Oggi c'è una televisione molto ingrugnita, litigiosa, cattiva, forte, io la chiamo 'hard tv', come l'hard rock. La televisione di Mara è tenera, sentimentale, affettuosa e sorridente. E' la chiave che le garantisce il successo. E' bello andare da lei anche per gli artisti. Sono rare però queste occasioni in tv, perché molti in nome dell'ascolto vanno a ravanare".

Andrea Delogu, con cui ha lavorato lo scorso anno a 'Guarda... Stupisci', meriterebbe più spazio in tv. E' d'accordo?
"E' bravissima, una vera scoperta. Una ragazza colta, intelligente, che ha dei codici vicini ai miei. I codici sono quelli di fare delle cose di qualità, senza volgarità, con grande competenza e classe. Senza dubbio meriterebbe più spazio e credo che glielo daranno. Lei è molto attenta a non fare tante cose, a non rovinare la sua reputazione facendo capoccella in tanti programmi".

Dulcis in fundo, Sanremo. Quest'anno si celebra la 70esima edizione. Perché un pioniere radiofonico come lei non ha mai fatto il direttore artistico del Festival?
"Me l'hanno chiesto tanti anni fa, ma ho sempre rifiutato. Quel tipo di programma, così impegnativo, così vario, non l'ho mai sentito nelle mie corde. Ho sempre fatto l'altra tv, l'altra radio, perfino l'altro cinema, Sanremo invece deve essere tradizionale, deve accontentare tutti. Mi chiesero se volevo presentare e dissi 'No, piuttosto vengo a cantare', mi risposero 'magari'. Così portai una canzone umoristica, che era in sonno dai tempi di Renato Carosone, 'Il Clarinetto'".

La vedremo tra gli ospiti?
"No no. Quest'anno ci sono già grandi ospiti, sarà una bellissima edizione"

Che consiglio si sente di dare ad Amadeus, da ex dj a ex dj?
"Certamente di curare la qualità delle canzoni e l'attualità della musica, ma anche di essere se stesso e non farsi prendere dall'emozione. Lui è bravo, è cordiale, la sua cifra è la cordialità. Lo so che la parola è un po' antica e molto dimenticata dai televisivi: la cordialità di Corrado, di Enzo Tortora, di Pippo Baudo, quella cordialità con il pubblico. Amadeus lo è naturalmente, lo vediamo ad esempio quando fa 'I Soliti Ignoti'. E poi di ricordarsi di celebrare i 70 anni del Festival, perché è stato un vero fenomeno".

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