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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il caso

Aereo abbattuto, parlano i filorussi: "Abbiamo colpito quello sbagliato"

Mentre i separatisti consegnano ai malesi le scatole nere e Obama punta il dito sulla Russia, emergono testimonianze shock: secondo il racconto di un miliziano intervistato dal Corriere della Sera, i filorussi credevano di aver abbattuto un jet di truppe ucraino

ROMA - E' un racconto che sconvolge quello fatto da un miliziano filorusso a Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera. L'uomo descrive le ore della tragedia, quelle che hanno preceduto e seguito l'abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines partito giovedì scorso da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur. I miliziani pensavano di dover combattere con i piloti ucraini, alcuni dei quali si erano lanciati con il paracadute. E invece si sono trovati davanti una miriade di cadaveri di civili. 298 vittime per l'esattezza, sedici ancora introvabili.

"Giovedì pomeriggio i nostri comandanti ci hanno ordinato di salire su un camion con armi e munizioni - racconta il miliziano filorusso all'inviato del Corriere - dopo che pochi minuti prima avevano sentito un grosso scoppio nel cielo. Ci hanno spiegato che avevamo appena colpito un aereo di Kiev e che, secondo le prime informazioni, era probabile che parte dell'equipaggio si fosse lanciato con i paracadute dato che erano stati visti oggetti bianchi fra le nuvole".

La testimonianza potrebbe aggiungere nuove prove alla tesi che incolpa i filorussi per aver erroneamente sparato il missile assassino, pensando invece di mirare a un aereo dell’esercito di Kiev. Il racconto prosegue con l'arrivo del gruppo di soldati nella zona dove poi sono stati ritrovati i resti del Boeing abbattuto: "Cercavamo i paracadute sul terreno e sugli alberi: a un certo punto ho visto dei brandelli di tela, li ho alzati e sotto c'era il corpo di una bambina più o meno di cinque anni. Allora ho capito che quello era un aereo civile e non militare".

INCHIESTA INDIPENDENTE - La versione ufficiale dei miliziani filorussi, però, contraddice il suo stesso racconto e quella che al momento è la versione più accreditata, e cioè che sia stato un missile dei filorussi ad abbattere l'aereo: "Ovvio che non siamo stati noi ad abbattere l’aereo. Non disponiamo di missili capaci di sparare tanto in alto. Questo è un crimine commesso dai banditi che obbediscono al governo di Kiev. Facilmente è stato un loro caccia ad abbattere il Boeing delle linee aeree malesi". Per fugare i dubbi e far luce su quanto avvenuto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità una risoluzione di condanna per l'abbattimento dell'aereo, chiedendo di aprire un'indagine internazionale indipendente sull'incidente. Anche Mosca ha votato a favore della risoluzione dopo che all'interno del documento è stato aggiunto di chiedere all'Ucraina di istituire una commissione d'inchiesta indipendente, in modo da togliere al governo centrale la possibilità sovrintendere alle operazioni.

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GUERRA FREDDA SUL BOEING - Il presidente Usa Barack Obama ha intanto chiesto al suo omologo russo Vladimir Putin di garantire lo svolgimento delle indagini. "Putin ha la diretta responsabilità di assicurare che le indagini possano proseguire", ha detto in conferenza stampa Obama, il quale ha accusato Mosca di aver fornito armi e addestramento ai ribelli filorussi. "Per la Russia è il momento di essere seri" e porre fine a questo scontro. Se non lo farà, ha continuato Obama, ci potrebbero essere ulteriori sanzioni dopo quelle imposte dagli Stati Uniti la scorsa settimana. Il presidente Usa ha detto anche che i ribelli filorussi "continuano a ostacolare le indagini. Stanno rimuovendo le prove dal luogo. Che cosa devono nascondere?".

LE SCATOLE NERE - L'appello di Obama ha sortito i primi effetti: i ribelli filorussi hanno consegnato ai responsabili malesi le scatole nere del Boeing 777 della Malysia Airlines abbattuto giovedì scorso nei pressi del confine russo. Contemporaneamente hanno annunciato un cessate il fuoco nel raggio di 10 chilometri dal luogo del disastro aereo per facilitare le indagini sullo schianto, nel quale hanno perso la vita 298 persone. "Abbiamo deciso di consegnare le scatole nere nelle mani degli esperti malesi", ha dichiarato Alexandre Borodai, "primo ministro" della sedicente "Repubblica popolare di Donetsk" davanti a circa un centinaio di giornalisti.

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