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Giovedì, 25 Aprile 2024
golfo persico / Arabia Saudita

E se la Primavera Araba arrivasse anche in Arabia Saudita?

La critica e la satira sono ovunque su internet. Finora, lo stato tollera la situazione perché nessuno insulta l'Islam o il re

La primavera araba sembra non avere scalfito per ora in alcun modo l'Arabia Saudita. Anche se il mancato rispetto dei diritti umani è stato criticato e la disoccupazione giovanile è in aumento, la famiglia reale al potere mantiene il dominio assoluto. Ma il corrispondente della BBC Frank Gardner, gravemente ferito in un attacco di militanti proprio in quel paese nove anni fa, ha trovato piccoli sottili segni di cambiamento nel suo primo viaggio "di ritorno" in Arabia Saudita.

Il racconto del suo viaggio (fonte: BBC Magazine)

LE CONTRADDIZIONI DI RIYADH - "E' tardo pomeriggio a Riyadh, la stessa ora del giorno in cui ci attaccarono nove anni fa. Cerco di non pensarci mentre l'aereo atterra all'aeroporto futuristico della capitale. Sono subito in grado di rilevare una differenza evidente dalla mia ultima visita. Nella sala arrivi ci sono caffè internazionali, viaggiatori occidentali in pantaloncini, trovo un agente della dogana sorridente.

L'ondata di omicidi che ha ucciso qui, a metà anni duemila, così tante persone, tra cui il mio cameraman Simon Cumbers, è solo un ricordo. Uno dei proiettili, apparentemente sparati da una jeep,ha reciso i nervi spinali di Gardner, che è costretto a vivere su una sedia a rotelle da allora. I militanti responsabili degli attentati di quegli anni sono stati uccisi, arrestati o spinti oltre il confine in zone ancora incontaminate del deserto dello Yemen.

E' buio quando il mio taxi si ferma nel quartiere dello shopping di Riyadh, dove mi unisco al resto della mia squadra. Sotto la Faisaliya Tower, un grattacielo a forma di penna stilografica che è diventato uno dei punti di riferimento che definiscono questa città moderna, una scritta al neon recita "Harvey Nichols" (un noto brand del lusso, ndr).

All'interno c'è l'aria condizionata, coppie di sauditi passeggiano tra boutique che vendono gli ultimi capi di moda di design e biancheria intima di pizzo. Una pubblicità in una vetrina di un negozio d'abbigliamento mostra una famiglia occidentale con le facce pixellate, un segno di rispetto verso le autorità religiose che giudicano non islamica la rappresentazione dell'immagine umana. L'intera scena è, in un certo senso, un microcosmo delle contraddizioni che questo paese deve affrontare.

UN PAESE RICCHISSIMO - In quanto più grande produttore ed esportatore mondiale di petrolio, l'Arabia Saudita è ricchissima, ma non riesce a fornire abbastanza posti di lavoro per i suoi cittadini. I suoi governanti si trovano a dover percorrere una corda tesa tra, da un lato, le forze del progresso e della modernità che vorrebbe vedere questo paese sempre più integrato con il resto del mondo e, dall'altro, i conservatori religiosi che sono profondamente sospettosi di fronte a ogni modifica.

Non è un segreto che il vecchio re Abdullah vorrebbe revocare il divieto di guida per le donne, ma ha paura della reazione del clero. Ma quindi come è possibile che l'Arabia Saudita, un paese in cui tutto il potere vero è in mano a una sola famiglia, gli Al-Saud, è rimasto fino a ora del tutto impermeabile alla primavera araba?

Beh, il denaro è uno dei motivi. Quando gli impopolari presidenti arabi furono "sradicati" in Egitto e Tunisia, due anni fa, il re ha reagito con una velocità sorprendente, annunciando un multimiliardario pacchetto di benefici per i suoi cittadini. I critici dicono che si è semplicemente comprato la loro lealtà, ma la verità è più complicata.

TRA TRADIZIONE E PAURA - Qualunque siano le critiche che i sauditi fanno al loro governo - la corruzione e lo spreco sono le più diffuse - la maggior parte dei cittadini, da quel che ho visto in prima persona, sente un affetto straordinario per il re. Uno dei pochi superstiti figli del fondatore del paese, Ibn Saud, re Abdullah è il capo della tribù più potente del paese. Se gli Al-Saud dovessero essere rovesciati, i cittadini temono il caos che potrebbe seguirne. Quando guardano al di là dei loro confini, a ciò che sta accadendo in Siria, semplicemente rabbrividiscono.

C'è anche il fattore paura. Le proteste di piazza sono strettamente proibite, e chiunque chieda un parlamento eletto e una monarchia costituzionale si trova rapidamente in difficoltà.

LA LIBERTA' SUI SOCIAL - Eppure vi è ora un nuovo sbocco per le frustrazioni dei sauditi: i social media. E il governo sembra incapace di controllarli. Su Twitter, su Facebook, su YouTube, i sauditi stanno parlando apertamente di quel che pensano davvero, in un modo che era impensabile fino a pochi anni fa. E c'è un ingrediente aggiunto che uno non si aspetterebbe di trovare in questo paese esteriormente austero: l'umorismo.

In uno studio cinematografico a Riyadh incontro Fahad Al-Butairi. E' un ventenne, laureato negli Usa. I suoi filmati prendono in giro l'assurdità delle situazioni della vita di tutti i giorni in Arabia Saudita. Vestito con una camicia larga e scarpe da ginnastica di marca di design, mi mostra un video fatto da lui sulla corruzione. Fahad racconta in modo spiritoso come siano inefficaci le misure prese per fermare la corruzione reale. In un paese senza cinema, i sauditi sono consumatori voraci di video su YouTube. Alcuni dei suoi video sono stati visti da milioni di sauditi, e anche i principi regnanti sono dei fan del ragazzo.

Questa è, in un certo senso, la versione saudita della primavera araba. A parte le proteste occasionali e violentemente represse dalla minoranza sciita nella provincia orientale, questo paese è stato risparmiato dalla violenza mortale che ha devastato gran parte del Medio Oriente.

Invece, sta vivendo un'esplosione di sana libera discussione, la critica e la satira sono ovunque su internet. Finora, lo stato tollera la situazione perché nessuno insulta l'Islam o il re. Fino a che la proteste rimane sulla rete e non si sposta nelle strade, le cose stanno bene a tutti. Se questo accadrà e la polizia si trovasse in futuro ad affrontare forti proteste da parte della popolazione sunnita tradizionale, il delicato equilibrio tra governanti e governati rischia di essere messo a dura prova.

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