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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Perché Usa, Francia e Gran Bretagna hanno attaccato la Siria

Nella notte l'operazione congiunta annunciata da Trump: “Da Assad attacchi chimici mostruosi”. Theresa May: “Non c'era altra soluzione”, e la Casa Bianca avverte: “Non è finita”

Intorno alle ore 3 di sabato Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno fatto partire un attacco “chirurgico” contro la Siria di Bashar al-Assad, accusato dal presidente statunitense Donald Trump di aver condotto attacchi chimici “mostruosi”. Il presidente Usa ha annunciato l’attacco mentre venivano lanciati i missili su Damasco e Homs per colpire tre obiettivi mirati, legati agli attacchi chimici. Si tratta di due centri di ricerca e un magazzino di componenti chimici. Sono stati lanciati 30 missili. La Difesa aerea siriana avrebbe intercettato tutti i 12 missili cruise che erano stati lanciati contro l’aeroporto militare di Dumayr

Attacco contro la Siria (FOTO ANSA)

L'ordine di Trump

“Ho ordinato alle forze armate degli Stati Uniti di lanciare raid di precisione su obiettivi associati alla capacità del dittatore siriano Bashar al-Assad di usare armi chimiche”, ha dichiarato Trump alle 21 (le 3 in Italia). “Un’operazione combinata è in corso con la Francia e la Gran Bretagna, li ringraziamo”, ha aggiunto. La difesa anti-aerea siriana è entrata in azione contro “l’aggressione americana, britannica e francese”, ha reso noto la tv di stato siriana. Damasco ha dichiarato che questa operazione militare costituisce una violazione “evidente” del diritto internazionale e “avrà delle conseguenze”. 

Ira della Russia

Non si è fatta attendere neanche la reazione della Russia, alleata della Siria. L’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov ha dichiarato: “I nostri avvertimenti non sono stati ascoltati” e i raid sono “un insulto” al presidente russo Vladimir Putin.

Raid mirati sulle armi chimiche

 Secondo il capo di stato maggiore Usa, il generale Joe Dunford, i raid sono stati puntati su luoghi collegati al programma delle armi chimiche siriano, uno vicino Damasco e due nella regione di Homs. Al momento, secondo il generale, non sono previste altre azioni militari. “E’ chiaro che il regime di Assad non aveva ricevuto il messaggio dell’anno scorso”, ha dichiarato il segretario Usa alla Difesa Jim Mattis, ricordando i raid americani dell’aprile 2017 vicino ad Homs. 

May: “Non c'erano alternative”

Dal canto suo la premier britannica Theresa May ha dichiarato che “non c’erano alternative all’uso della forza” dopo che “tutti i canali diplomatici” sono stati esplorati invano. Così il capo del governo britannico ha spiegato la decisione di intervenire militarmente contro la Siria insieme a Francia e Stati Uniti. L’attacco chimico avvenuto a Douma “ha ucciso 75 persone”, ha ricordato May sottolindo che le informazioni in possesso dell’intelligence dimostrano che l’attacco è stato condotto dal regime di Damasco. “Non si tratta di intervenire nella guerra civile. Non si tratta di cambiare regime. Si tratta di un attacco limitato e mirato che non alimenta ulteriormente le tensioni nella regione e che fa il possibile per prevenire vittime civili”. Il ministero della Difesa britannico ha annunciato di aver partecipato al raid con quattro Tornado GR4 della Royal Air Force, colpendo “un complesso militare” vicino Homs. Si è trattato di un’operazione “condotta con successo”. 

Macron: “Intervento circoscritto”

Mentre l’omologo francese Macron ha detto che l’intervento militare è “circoscritto alla capacità del regime siriano di produrre e usare armi chimiche”, e che “non c’è alcun dubbio sulle responsabolità del regime siriano” riguardo alla morte “di decine di uomini, donne e bambini” nell’attacco “con armi chimiche” del 7 aprile a Douma. “La linea rossa fissata dalla Francia a maggio 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire nel quadro dell’operazione internazionale guidata dalla coalizioone con gli Stati Uniti e il Regno Unito contro l’arsenale chimico illegale del regime siriano”. Il regime siriano ha denunciato “l’aggressione barbara e brutale” dei Paesi occidentali mentre Israele ha definito “legittima” l’operazione. 

La Casa Bianca: “L'operazione non è finita”

L’operazione Usa in Siria “non è finita”. Lo ha riferito un alto funzionario della Casa Bianca alla Cnn. Stessa tesi sposata da altri due responsabili dell’amministrazione americana che hanno riferito alla rete americana che la reazione militare agli attacchi chimici non è l’ultimo passo. “Quello che avete visto stanotte non è la fine della risposta Usa…non è finita”, ha detto l’alto funzionario dell’amministrazione Trump. Il segretario alla Difesa Jim Mattis ha detto che quella di stanotte “al momento” è un operazione circoscritta. “Nel piano sono stati inseriti molti elementi di flessibilità per consentire ulteriori attacchi basati su quello che è stato colpito stanotte”, ha aggiunto il funzionario Usa.

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Merkel: "Azione necessaria"

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che la Germania “appoggia” un’azione militare “necessaria e adeguata” contro la Siria dopo il raid di stanotte su installazioni siriane da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna a seguito dell’attacco chimico che la scorsa settimana ha ucciso decine di persone a Douma. “Appoggiamo il fatto che i nostri alleati americani, britannici e francesi (…) abbiano assunto le loro responsabilità. L’intervento militare è stato necessario e adeguato” ha detto in una nota Merkel, che aveva preannunciato che Berlino non avrebbe preso parte all’intervento.

La contraerea russa ha intercettato 71 missili

 Lo stato maggiore russo ha detto che gli usa e gli alleati Francia e Gran Bretagna hanno lanciato 103 missili Tomahawk su obiettivi del regime siriano, ma la contraerea siriana ne ha intercettati 71. Nel complesso sono stati lanciati 103 missili da crociera” ha detto il generale Sergei Rudskoi in un briefing a Mosca. “Ne sono stati intercettati 71” ha aggiunto. Secondo Rudskoi due strutture nella provincia di Homs colpite dai missili sono venivano utilizzate da molto tempo ed erano abbandonate. “Un totale di 30 missili è stato lanciato contro strutture a Barz e Jaramani. Sette sono stati distrutti. Queste strutture sono collegate secondo la accuse al cosiddetto “programma chimico militare” di Damasco e sono state parzialmente distrutte. Tuttavia non venivano utilizzate da molto tempo e non c’erano nè personale nè apparecchiature in loco” ha detto Rudskoi.

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