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Venerdì, 29 Marzo 2024
ATTENTATI / Turchia

Ankara, due bombe prima del corteo per la pace: quasi cento morti

Due esplosioni poco prima dell’inizio di una manifestazione per la pace organizzata per chiedere la fine del conflitto con i separatisti curdi del Pkk

Due esplosioni hanno colpito la piazza antistante la stazione centrale di Ankara, capitale della Turchia.

I morti sono almeno 97 e oltre 400 i feriti. Lo ha riferito dall'Associazione medica turca, citata dalla Cnn. "Complessivamente sono 97 le persone morte, 68 delle quali decedute sul posto, mentre altre 29 sono morte in ospedale per le gravi ferite riportate", ha detto Huseyin Demirdezen, del consiglio di presidenza dell'associazione. Il governo aveva riferito finora di almeno 86 morti e 186 feriti.

La rete telvisiva Cnn Turk ha detto che oggi in quella piazza era prevista una marcia della pace organizzata da alcuni sindacati di sinistra per protestare contro la ripresa dell'offensiva dell'esercito turco contro i separatisti del Pkk nel Sud-est della Turchia. Una scena di guerra, un massacro probabilmente ad opera di due kamikaze, che ha smembrato i corpi e macchiato le bandiere della pace.

VIDEO: L'ESPLOSIONE IN MEZZO ALLA FOLLA

Il premier, Ahmet Davutoglu, ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza, mentre la manifestazione è stata annullata poiché si temono nuove esplosioni.

La polizia turca ha sparato in aria a più riprese per disperdere i manifestanti ed allontanarli dal luogo del duplice attentato. I manifestanti hanno cominciato a gridare "poliziotti assassini" quando le forze dell'ordine hanno cercato di allontanarli dal luogo del massacro - riportano alcuni testimoni.

Attentato ad Ankara |Foto da Twitter

Con un messaggio su Twitter il leader del partito filo curdo Hdp, Selahatin Demirtas, ha affermato che l'attacco di oggi risulta molto simile ai due precedenti attentati di Diyarbakir e Suruc

Pochi giorni prima del voto legislavito di giugno un attentato con due bombe durante una manifestazione a Diyarbakir, nel Sud-est della Turchia, era costato la vita a 4 persone che partecipavano a una manifestazione filocurda. Il 20 luglio, invece, a Suruc, al confine con la Siria, un attentatore suicida si era fatto esplodere in mezzo a un gruppo di giovani socialisti turchi che volevano ricostruire la città di Kobane, uccidendo 33 persone.

Secondo alcuni commenti che circolano sui social media Selahatin Demirtas era forse il vero bersaglio degli attentati.

Bombe al corteo della pace: strage ad Ankara | Infophoto

In un messaggio pubblicato sul sito della presidenza, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha condannato "con forza questo attentato atroce contro la pace e l'unità del nostro Paese".

"Quale che sia la loro origine, la loro spiegazione, il loro scopo o il loro nome, noi denunciamo con forza qualsiasi atto di terrorismo e tutte le organizzazioni terroristiche e dobbiamo unirci per combatterle. Come qualsiasi altro atto terroristico, l'attacco contro la stazione di Ankara punta vuole colpire la nostra unità, fraternità e il nostro futuro" 

Infine Erdogan ha chiesto a tutti i turchi di "agire in modo responsabile" e di prendere posizione "contro il terrorismo e non al suo fianco".

Fuori dagli ospedali però la gente protesta urlando: "Erdogan, dimettiti". La rabbia è rivolta al partito Giustizia e Sviluppo al potere, ritenuto responsabile dell'escalation della violenza.

La matrice dell'attentato non è ancora chiara. Il partito filo curdo HDP da parte sua ha adombrato la possibilità che siano state forze oscure dello Stato a voler colpire i curdi. L'HDP ha anche sospeso la campagna elettorale.

Il prossimo primo novembre i cittadini turchi tornano alle urne, dopo che il voto di giugno aveva tolto la maggioranza assoluta al partito conservatore islamico al governo Akp, che non era riuscito a formare una nuova alleanza di governo. In quell'occasione l'Hdp, nato nel 2014 e alla sua prima prova elettorale, aveva superato la soglia del 10%.

Un massacro quello di Ankara che sottolinea i tempi bui della Turchia fra la politica lacerata, la ripresa degli scontri con i guerriglieri indipendentisti del PKK in Kurdistan e la minaccia del Califfato Islamico.

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