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Venerdì, 29 Marzo 2024
JIHAD GLOBALE / Australia

Blitz anti Isis in Australia: "Volevano prendere gente a caso e decapitarla in piazza"

Arrestati 15 sospetti terroristi islamici: progettavano azioni shock sul territorio australiano. Sono una sessantina i cittadini australiani che combattono nelle file dei jihadisti in Iraq e in Siria, mentre un centinaio forniscono, dall'Australia, un sostegno attivo ai movimenti sunniti radicali

L'Australia ha annunciato di avere arrestato 15 sospetti terroristi e sventato degli attacchi dei jihadisti dell'Isis sul proprio territorio. Più di 800 poliziotti hanno partecipato alla mega-operazione anti-terrorista, condotta all'alba alla periferia di Sydney e Brisbane, negli Stati di Queensland e Nuovo Galles del Sud, nel sud-est del paese, con l'obiettivo di arrestare 25 membri di una stessa cellula.

Il blitz avviene appena una settimana dopo che Canberra ha reso noto il suo stato d'allarme di fronte alla minaccia terrorista rappresentata dai combattenti australiani dell'Isis di ritorno dal Medio Oriente.

I simpatizzanti dell'Isis arrestati in Australia avevano programmato delle decapitazioni nelle strade del paese, ha dichiarato il primo ministro australiano Tony Abbott.

Nell'operazione sono stati sequestrati un'arma da fuoco e una sciabola. Tra i 15 arrestati, un sospetto di 22 anni, Omarjan Azari, è stato portato in tribunale e posto in custodia cautelare con l'accusa di avere pianificato un atto terrorista destinato a "scioccare e terrorizzare", secondo la procura.

Stando alle prime informazioni, Azari avrebbe ricevuto l'ordine al telefono da parte dell'australiano più in vista nell'Isis, Mohammad Baryalei, nato in Afghanistan. Si trattava, secondo il procuratore, di scegliere "gente a caso e ucciderla in modo orribile" e filmare la scena. Le immagini avrebbero dovuto essere inviate ai media dell'Isis in Medio Oriente per essere pubblicate.

Il blitz è stato deciso dopo l'intercettazione di un messaggio di un "australiano, che detiene una posizione importante nell'Isis", il quale esortava "le reti di sostegno in Australia" a compiere "omicidi in pubblico", ha confermato il premier Abbott. "Non si tratta pertanto solo di sospetti, ma di intenzioni ed è il motivo per cui la polizia e i servizi di sicurezza hanno deciso di agire", ha aggiunto. "Abbiamo avuto informazioni sull'eventualità di decapitazioni pubbliche", ha confermato Abbott.

Sono una sessantina i cittadini australiani che combattono nelle file dei jihadisti in Iraq e in Siria, mentre un centinaio forniscono, dall'Australia, un sostegno attivo ai movimenti sunniti radicali, secondo i servizi di sicurezza australiani.

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