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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Bosnia-Erzegovina, 11.541 sedie vuote per commemorare le vittime dell'assedio di Sarajevo

A 20 anni da una delle guerre più cruente dell'epoca moderna, la città ricorda i suoi morti

Vent’anni fa si apriva uno dei capitoli più neri della storia del nostro continente. Era il 6 aprile 1992 quando la Comunità Europea e gli Stati Uniti riconobbero l’indipendenza della Bosnia dalla Jugoslavia e in quella data, con l’assedio di Sarajevo, iniziò un conflitto terminato nel 1995, e del quale la popolazione civile porta ancora i segni.  11.541 morti e 50mila feriti solo nella città di Sarajevo, che oggi commemora quel triste anniversario con un concerto previsto nel pomeriggio. Gli abitanti si riuniranno nel centro della città, dove sono state disposte 11.541 sedie vuote, in ricordo delle persone che persero la vita in quello che è stato il conflitto europeo più devastante dopo la Seconda guerra mondiale.


“Non dimeticherò mai i bombardamenti costanti, i cecchini, i morti” dice Fuad Novalija, un orafo che gestisce un negozio nella città vecchia. “Le granate colpivano quando meno te l’aspettavi. La gente moriva metre era in fila per prendere l’acqua o il pane”, ricorda l’uomo, come riporta il giornale francese le Nouvel Observateur. La città ricorda anche Suada Dilberovic e Olga Sucic, le prime due vittime del conflitto che morirono il 5 aprile uccise dai cecchini mentre erano ad una manifestazione per la pace. Il ponte sul quale sono morte ora porta il loro nome. L’assedio di Sarajevo è stato il più lungo della storia contemporanea: fino al 29 febbraio 1996 la popolazione si è trovata a vivere sotto i bombardamenti senza acqua, gas, elettricità, bersaglio costante dei cecchini.


Il costo della guerra in Bosnia, che ha coinvolto serbi, croati e musulmani, è stato di 100mila morti e quasi 2 milioni di sfollati. Durante la guerra si è compiuto uno dei più grandi massacri dell’epoca moderna. A Srebrenica 8mila musulmani vennero uccisi dalle forze serbo-bosniache nel luglio del 1995, in quello che viene oggi considerato dalla comunità internazionale un genocidio e un crimine contro l’umanità.  
 

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