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Giovedì, 18 Aprile 2024
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"Una Brexit senza accordo il 12 aprile è ora lo scenario più probabile"

Terza bocciatura dell'accordo May: a favore dell'accordo di divorzio dalla Ue hanno votato solo 286 deputati. E il 12 aprile scade la proroga dell'articolo 50 concessa dal Consiglio Europeo. E lunedì si vota la petizione popolare per la rinuncia alla Brexit

Il parlamento britannico ha bocciato per la terza volta il piano negoziato dalla premier britannica Theresa May per una Brexit ordinata. A favore dell'accordo di divorzio dalla Ue hanno votato solo 286 deputati: nel conteggio dei 344 no vi sono anche 34 conservatori 'ribelli' in dissenso, oltre ai voti laburisti, 34 del partito nazionale scozzese, 16 indipendenti, 11 libdem, 10 del partito unionista nordirlandese (Dup), 4 del partito del Galles e 1 verde.

Brexit, lunedì Westminster vota sulla rinuncia all'Articolo 50

Con la terza bocciatura dell'accordo May lunedì e mercoledì si terranno alla Camera dei comuni nuovi 'voti indicativi' su possibili opzioni per modificare l'intesa, tuttavia -fanno sapere fonti della Commissione Europea- "una Brexit senza accordo il 12 aprile è ora uno scenario probabile".

Il 12 aprile scade la proroga dell'articolo 50 concessa dal Consiglio Europeo del 22 marzo scorso. Ora è nelle mani del parlamento del Regno Unito indicare una via per uscire da quella che per molti analisti è vista come una ipotesi catastrofica, il "no deal", ovvero un uscita delle isole britanniche dal mercato comune europeo senza che siano creati nuovi accordi politico/commerciali.

"L'Ue si prepara per questa eventualità dal dicembre 2017 ed è ora del tutto pronta per uno scenario di no deal alla mezzanotte del 12 aprile" fanno sapere dalla Commissione Europea"I benefici dell'accordo di ritiro, incluso il periodo di transizione, non saranno replicati per alcun motivo in uno scenario di no deal. Mini accordi settoriali non sono un'opzione".

Brexit, ultime notizie

Atmosfera elettrica davanti a Westminster. La fumata nera ha gelato le speranze delle migliaia di 'brexiters', che temono un ulteriore rinvio dell'uscita. Non mancano insulti nei confronti dei giornalisti, apostrofati con i termini ''fake news'' e ''traditori''.

Attenzione anche alle date: se la "brexit" dovesse essere rimandata oltre il 26 maggio si aprirebbe un inedito scenario nel quale gli inglesi potrebbero vedersi chiamati alle urne per le elezioni europee. Elezioni a cui potrebbe presentarsi un nuovo partito "Change Uk", animato dai fuoriusciti pro Ue del Labour e dei Tories.

Elezioni europee, l'ultimo sondaggio

Intanto in vista delle elezioni europee oggi il Parlamento Europeo ha diffuso nuove proiezioni sui seggi del futuro Europarlamento sulla base dei sondaggi nazionali disponibili.

  • Popolari, Socialisti e Democratici e Liberaldemocratici avrebbero un'ampia maggioranza, con un margine di una cinquantina di seggi. In totale sarebbero 402 i seggi, più che sufficienti a governare l'Aula (è la stessa maggioranza che elesse Jean-Claude Juncker nel 2014), senza contare la truppa degli eurodeputati del nuovo partito fondato da Emmanuel Macron.
  • Se i gruppi euroscettici o eurocritici (escludendo la Gue/Ngl) si unissero, sarebbero il secondo gruppo dell'Emiciclo, superando di poco i Socialisti.
  • Una teorica aggregazione tra il Ppe, i Conservatori e Riformisti e la destra dell'Enf non avrebbe i numeri. Aggiungendo l'Efdd, il gruppo dei 5stelle e dello Ukip, posto che si riformi nel prossimo mandato, mancherebbero ancora una ventina di voti.

Allo stato dei sondaggi attuali i 705 seggi del prossimo Parlamento Europeo verrebbero assegnati così: 188 al Ppe (da 217 oggi); 142 all'S&D (da 186 oggi); 72 ai Liberaldemocratici dell'Alde (da 68); 61 alla destra dell'Enf, il gruppo della Lega e del Rn di Marine Le Pen (da 41); 53 ai Conservatori dell'Ecr (da 76); 51 ai Verdi (da 52); 49 alla sinistra della Gue/Ngl (da 52); 30 all'Efdd, l'Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (da 41).

Ci sarebbero poi 7 non iscritti (da 21), cui si aggiungono 52 nuovi membri, appartenenti a partiti attualmente non affiliati ad alcun gruppo politico, dei quali 22 francesi (la Lrem di Emmanuel Macron non ha ancora deciso la sua collocazione politica, ma va comunque collocata nello schieramento pro Ue).

Banksy ha fatto un murales per la Brexit?

Oggi lo street artist inglese Banksy ha ripubblicato l'immagine sui canali social spiegando come sia stato il museo di Bristol ad averla messa in mostra per celebrare il giorno della Brexit. "Ridendo ora, ma un giorno nessuno si sentirà responsabile."

Il Parlamento inglese in un'opera realizzata dal noto artista inglese Banksy dieci anni fa "Devolved Parliament".

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