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Martedì, 16 Aprile 2024
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Abusi sessuali su due ragazzini di 13 anni in chiesa: confermata condanna al cardinale Pell

"Sconterà la pena di 6 anni in carcere": respinto l'appello del porporato australiano. Il comunicato della Santa Sede: "Pur nel rispetto delle autorità australiane, ricordiamo che il cardinale si è sempre professato innocente e può ancora ricorrere all'Alta Corte"

Al cardinale George Pell è stata confermata in appello la condanna per pedofilia. Lo ha deciso a maggioranza la Corte Suprema di Victoria, in Australia. La Corte ha respinto il ricorso presentato dai legali del porporato australiano contro la sentenza, emessa a dicembre, che lo ha condannato per abusi sessuali su minori. Come hanno stabilito due dei tre giudici che hanno analizzato il ricorso, il cardinale australiano continuerà a scontare in carcere la condanna a sei anni.

"A maggioranza la Corte ha respinto l'appello del cardinale George Pell contro la sua condanna per aver commesso reati sessuali", ha dichiarato la giudice Anne Ferguson. "Continuerà a scontare la pena a sei anni", ha aggiunto.

Perché il cardinale Pell è stato condannato

L'ex tesoriere del Vaticano era stato condannato a dicembre per aver commesso abusi sessuali su due coristi di 13 anni nella Cattedrale di San Patrizio a Melbourne a metà degli anni Novanta. Alla fine di giugno 2017, dopo due anni di indagini in Australia, il porporato era stato formalmente incriminato con diversi capi di imputazione per "reati storici di violenza sessuale" in due casi separati. In una dichiarazione rilasciata all'epoca, ricorda 'Vatican news', il cardinale Pell si era dichiarato "innocente per queste accuse", definendole 'false': "L'idea di abusi sessuali è per me aberrante". "Il cardinale Pell è ovviamente deluso per la decisione di oggi", ha dichiarato il suo portavoce in una nota. "Il cardinale Pell continua a dichiararsi innocente", si precisa nella nota e ringrazia "i suoi numerosi sostenitori".

Santa Sede: "Pell può ricorrere all’Alta Corte"

La Santa Sede, "ribadendo il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, prende atto della decisione di respingere l’appello del cardinale George Pell", ha sottolineato il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni. "In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario", prosegue la nota, la Santa Sede "ricorda che il cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all'Alta Corte". "Nell'occasione, - osserva ancora la nota di Brini - insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l'impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili".

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La Chiesa australiana rimane impegnata "a fare tutto il possibile per portare guarigione a coloro che hanno sofferto molto e per garantire che le strutture cattoliche siano i luoghi più sicuri possibili per tutte le persone, ma soprattutto per i bambini e gli adulti vulnerabili". Lo sottolinea monsignor Mark Coleridge, presidente della Conferenza episcopale australiana, a poche ore dalla bocciatura da parte della Corte australiana dell'appello presentato dal cardinale George Pell, condannato a sei anni di reclusione per abusi sessuali su minori.

"I vescovi cattolici australiani - prosegue la nota - ritengono che tutti gli australiani debbano essere uguali ai sensi della legge e accettare di conseguenza il giudizio odierno. Il team legale del cardinale Pell ha dichiarato che esaminerà la sentenza al fine di determinare una domanda speciale di congedo all'Alta Corte. I vescovi si rendono conto che questo è stato e rimane un momento molto difficile per i sopravvissuti all'abuso sessuale dei minori e per coloro che li sostengono. Riconosciamo il dolore che coloro che sono stati abusati dal clero hanno sperimentato nel lungo processo delle prove e dell'appello del cardinale Pell. Riconosciamo anche che questo giudizio sarà angosciante per molte persone".

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