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Venerdì, 29 Marzo 2024
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La fuga di Cesare Battisti ha le ore contate?

La promessa a Salvini del figlio del neopresidente brasiliano Bolosnaro: dopo 37 anni di latitanza l'ex terrorista rosso potrebbe essere estradato in Italia

Sarà la volta buona? Il governo ci spera. E non solo il governo. Parliamo di Cesare Battisti, l’ex terrorista rosso in fuga dal 1981 quando evase dal carcere di Frosinone dandosi alla latitanza. Da allora Battisti è sempre riuscito a sfuggire alla legge italiana, rifugiandosi prima in Messico, poi in Francia e infine in Brasile. Ma la sua lunga fuga, durata oltre 35 anni, potrebbe concludersi presto.

Il figlio di Jair Bolsonaro, il candidato di estrema destra che ha vinto ieri le presidenziali brasiliane, ha infatti risposto a un tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini – nel quale il leader della Lega annunciava la richiesta di estradizione di Battisti, condannato all’ergastolo per terrorismo – con un altro tweet in italiano in cui annuncia che "il regalo è in arrivo".

Ma la promessa di Jair Bolsonaro non è facile da realizzare. Il caso - scrive AdnKronos - si presenta infatti come un rompicapo giuridico, al centro del quale vi è la questione se è possibile per un nuovo presidente annullare la decisione del suo predecessore Luiz Inacio Lula da Silva, che negò il permesso per l'estradizione alla fine del suo mandato, il 31 dicembre 2010.

Battisti, un caso giuridico o politico?

Nel 2009 Il Tribunale Supremo Federale (Stf) aveva autorizzato la sua estradizione in Italia, ma la decisione fu bloccata dal pronunciamento di Lula. Dopo che il tribunale, ha respinto un ricorso dell'Italia, Battisti è stato scarcerato nel giugno 2011, ottenendo in agosto il permesso di residenza permanente. 

Il 13 ottobre 2017 una sentenza del Tribunale Supremo Federale ha stabilito che la magistratura non può revocare quanto deciso da Lula, a meno di una pronuncia della prima sezione dello stesso tribunale. Ma da allora la prima sezione non è stata investita del caso. Nel frattempo il procuratore generale brasiliano della Repubblica, Raquel Dodge, ha argomentato che la decisione di estradare Battisti non può che essere politica.  A questo punto la palla potrebbe passare al presidente della Repubblica.

La difesa di Battisti sostiene tuttavia che è impossibile revocare la decisione di Lula, anche perché tale revoca, dopo tanto tempo, creerebbe una situazione di incertezza giuridica. 

Finora è riuscito sempre a sfuggire alla legge

Ad ogni modo se c'è di mezzo c’è l’ex terrorista dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), dire che la svolta è vicina è forse azzardato. Più di una volta Battisti è stato infatti vicino ad essere estradato. Ma in qualche modo è riuscito sempre a sfangarla. Così avvenne nel 2004 poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che lo avrebbe estradato in Italia. E così è avvenuto in tempi più recenti dopo che Michel Temer è diventato presidente del Brasile. Ma finora tutte le richieste italiane sono cadute nel vuoto.

Eppure parliamo di un criminale efferato che ha commesso 4 omicidi e che mai una volta ha mostrato pentimento per i suoi delitti. Di un criminale che ha trovato spesso sponde e coperture nel mondo intellettuale (soprattutto francese) come in quello politico. Di un criminale che solo un anno fa ebbe l’ardire di affermare: "Se il Brasile confermerà la mia estradizione mi consegnerà alla morte".

Cesare Battisti (Ansa)

La vita di Cesare Battisti

Ma chi è Cesare Battisti? L'ex militante dei Pac è stato condannato in contumacia all'ergastolo in Italia, per quattro omicidi  risalenti alla metà degli anni settanta. Ma già prima di sposare la causa del proletariato era un criminale incallito e fu più volte segnalato alle forze dell'ordine per piccoli crimini. Nel 1972 il primo arresto, per una rapina compiuta a Frascati. Tre anni dopo viene nuovamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Udine. Una volta tornato libero si unisce ai Pac.

Cesare Battisti, professione fuggitivo

Gli omicidi

La prima vittima attribuita a Battisti è Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria ucciso il 6 giugno 1978 a Udine. Il delitto viene rivendicato dai Pac, che accusavano il graduato di aver maltrattato detenuti in carcere. Secondo i giudici, Battisti fu uno dei due killer di Santoro. Un anno dopo, il 16 febbraio 1979, l'omicidio del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani, che un mese prima aveva ucciso un rapinatore nel corso di una tentata rapina, e, poche ore più tardi, quello del macellaio di Mestre Lino Sabbadin, anche lui protagonista di un tentativo di resistenza a una rapina. Battisti è stato condannato come co-organizzatore dell'omicidio Torregiani (il figlio dell'uomo, all'epoca 15enne, rimase ferito e da allora è su una sedia a rotelle), mentre per la morte di Sabbadin secondo i giudici offrì "copertura armata" all'esecutore materiale. Sempre nel 1979, il 19 aprile, la morte dell'agente della Digos, Andrea Campagna, per il cui omicidio Battisti è stato condannato come esecutore materiale.

La fuga

In carcere per scontare una condanna per possesso illecito di armi, Battisti riesce ad evadere dal carcere di Frosinone nel 1981, quando i processi contro di lui per omicidio non erano ancora iniziati. Condannato all’ergastolo in contumacia, Battisti fugge prima a Parigi, poi in Messico, poi nuovamente in Francia. Nel frattempo ha iniziato a dedicarsi alla scrittura e diventa un autore di romanzi gialli. In Francia viene protetto dalla cosiddetta "dottrina Mitterrand", una politica relativa al diritto d'asilo tesa a non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate per "atti di natura violenza ma d'ispirazione politica" contro qualsiasi Stato che non fosse quello francese, qualora gli autori rinuncino alla violenza. Intellettuali di sinistra come come Philippe Sollers, Fred Vargas, Bernard-Henri Lévy, Daniel Pennac, Tahar Ben Joullon si schierano con lui.

Dala Francia al Brasile

Nel 2004, prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese, fugge in Brasile. Arrestato nel paese sudamericano nel 2007, è rimasto nel carcere brasiliano di Papuda, a Brasilia, fino al giugno 2011. Nel 2009 Il Tribunale Supremo Federale (Stf) aveva autorizzato la sua estradizione in Italia, ma la decisione fu bloccata dal pronunciamento di Lula. Dopo che l'Stf, ha respinto un ricorso dell'Italia, Battisti è stato scarcerato nel giugno 2011, ottenendo in agosto il permesso di residenza permanente. Dilma Rousseff, subentrata a Lula, nega anche lei l'estradizione quell'anno, perché Battisti avrebbe potuto subire "persecuzioni a causa della sue idee". 

Con l'arrivo del nuovo presidente Michel Temer, l'Italia approfitta del cambio di clima politico e torna alla carica chiedendo formalmente, ancora una volta, l'estradizione di Battisti. Temer si era già espresso a favore. In questo quadro, il 4 ottobre 2017 Battisti fu fermato alla frontiera con la Bolivia con una somma di denaro superiore al consentito. Accusato di voler fuggire dal Brasile, è stato privato del passaporto ed ha l'obbligo di residenza nello stato di San Paolo. Nel frattempo il caso della sua estradizione è diventato non solo politico, ma anche giuridico. E non è escluso che grazie a qualche cavillo Battisti possa scampare di nuovo all'estradizione. 

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