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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Libia, solo ombre sulla Conferenza di Palermo: manca persino la lista degli ospiti

La Conferenza internazionale sulla Libia, che l'Italia vuole organizzare a Palermo il 12 e 13 novembre, presenta troppe incognite. La riuscita o meno dipende dal livello dei partecipanti: Putin non ci sarà. Non c'è nemmeno una lista - seppur ufficiosa - degli ospiti

Manca poco più di un mese alla sua apertura, ma la Conferenza internazionale sulla Libia - che l'Italia intende organizzare a Palermo il 12 e 13 novembre prossimi - presenta più incognite che certezze. La diplomazia italiana è al lavoro da settimane per assicurare una partecipazione ad alto livello di tutti gli attori coinvolti. Ma motivi d'agenda, ragioni d'opportunità e scelte strategico-politiche non hanno ancora permesso di stilare nemmeno una lista - seppur ufficiosa - degli ospiti. Un ritardo che implica conseguenze anche per l'organizzazione e la gestione della sicurezza della Conferenza, dei suoi partecipanti e delle delegazioni, in un momento in cui - tra l'altro - sono in scadenza i vertici dell'intelligence.

Tutte le perplessità

Il tempo stringe. Non una questione di poco conto, questa. Alcune perplessità sono state segnalate, in particolare, sulla possibilità di organizzare, in poco più di un mese, un apparato di sicurezza che per forza di cose dovrà essere articolato e accurato. Luoghi, percorsi, residenze dovranno essere scelti, monitorati, bonificati e sorvegliati prima e durante la conferenza, fino alla partenza di tutte le delegazioni. Un impegno organizzativo che richiede uno sforzo imponente, in termini di uomini e risorse, ma anche enormi responsabilità. E il momento non è dei più propizi, con i vertici del Dis (Alessandro Pansa) e dell'Aise (Alberto Manenti) in scadenza di mandato. Il rischio - che secondo Repubblica lo stesso Manenti avrebbe segnalato al governo giorni fa - è di non essere considerato "un interlocutore affidabile" con le controparti libiche.

L'incognita dei partecipanti

Ormai è chiaro a tutti è che la riuscita o meno della Conferenza dipende, in buonissima parte, dal livello dei partecipanti. Se l'obiettivo annunciato e ambizioso è quello di organizzare un evento "più ampio" rispetto all'ultima riunione di Parigi, la speranza è di elevare la Conferenza al livello presidenziale. "E' stato invitato anche il presidente russo Vladimir Putin", ha confermato oggi il ministro degli Esteri Enzo Moavero, in missione a Mosca. Ma, "per ora", il viaggio in Sicilia non è nei piani del leader del Cremlino, ha spiegato Sergey Lavrov. Mosca deve ancora studiare il dossier, poi prenderà una decisione su chi inviare. Una posizione comune, questa, ad altre cancellerie.

Probabilmene si opterà per una ministeriale, sebbene anche in questo caso la nebbia resti piuttosto fitta. Fonti contattate da Askanews hanno spiegato che anche a Washington, al momento, si naviga a vista. La presenza di Mike Pompeo è tutt'altro che scontata e, seppure non esclusa del tutto, sarà valutata tenendo conto di una serie di fattori: l'agenda del capo della diplomazia statunitense, in quel periodo, è molto fitta; a inizio novembre, poi, ci saranno le elezioni di midterm e, se il voto non dovesse andare nella direzione auspicata da Washington, il mutato quadro politico potrebbe frenare una partecipazione degli Stati uniti a quel livello.

Sarraj ci sarà

Fondamentale sarà la presenza dei principali attori libici. Il capo del governo di Accordo nazionale, Fayez al Sarraj, sostenuto dall'Onu e dalla comunità internazionale, ha già detto che ci sarà, ed ha sollecitato una conferenza "ben preparata": "inutile incontrarsi senza risultati, sarebbe controproducente", ha avvertito a settembre dopo un colloquio con Moavero. Ma Sarraj appare sempre più debole e incapace di portare a compimento quel processo politico che l'Onu e il suo inviato Ghassam Salamé hanno immaginato per far uscire il Paese dalla crisi. Realizzare l'obiettivo di aiutare a ristabilire una situazione che consenta alla Libia di proseguire in una positiva evoluzione politica sotto l'egida delle Nazioni unite - magari evitando, come ormai appare scontato, le elezioni il 10 dicembre - sarebbe già un successo per il primo ministro di Tripoli.

Il silenzio di Haftar

Molto dipenderà dal suo principale avversario, il generale Khalifa Haftar. L'uomo forte della Cirenaica non ha confermato la sua presenza, ha solo manifestato il suo "interesse", senza spingersi oltre. Ricevendo il ministro italiano a Bengasi, ha espresso apprezzamento per l'impegno di Roma ed ha assicurato di essere pronto a dare il suo contributo per supportare attivamente la sicurezza, la stabilizzazione e il dialogo nel Paese, per il bene di tutti i libici. Ma non ha detto se andrà a Palermo. La sua presenza sarà certamente vista come una legittimazione delle pretese italiane di far parte a pieno titolo, e con un ruolo guida, alla cabina di regia sul futuro della Libia. Non partecipare, invece, significherebbe rafforzare l'asse con Emmanuel Macron e la sua Francia.

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Le strategie

Quella stessa Francia che - secondo il ministro Moavero - avrebbe condiviso con l'Italia l'idea di organizzare una conferenza internazionale sulla Libia. Ma Parigi, ormai è chiaro, sta giocando la sua partita da tempo. Per avere i ricchi premi del petrolio libico ha sposato in toto la politica delle sanzioni americane contro la Repubblica islamica d'Iran. La sponda con Washington avrebbe per Macron un duplice effetto: indebolire l'Italia sul fronte libico e suggerire all'alleato americano e al suo presidente Donald Trump che, in fondo, non vale poi così tanto la pena sostenere con convinzione - come promesso durante un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - la leadership dell'Italia per la gestione della crisi in Libia.

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In questo contesto, con il ruolo di mediazione dell'Onu e dell'Unione europea al momento poco concludente, decisiva può risultare l'azione di Mosca, sottolinea Askanews, sempre più determinata a giocare la sua partita. Mosca è concorde con Roma nel ritenere che occorre evitare "ultimatum e scadenze forzate" alla Libia. "Russia e Italia mantengono un dialogo strutturato a diversi livelli sulla problematica libica. Crediamo che sia un imperativo obbligato quello di lavorare con tutte le forze libiche, mentre l'altro principio che ci guida, e che è condiviso anche dall'Italia, è evitare ultimatum e scadenze artificiose" nel processo politico che porti alla stabilizzazione della Libia, ha spiegato oggi Lavrov.

Importante sarà, poi, la capacità di Mosca di intervenire, in maniera convincente, con l'Egitto, l'altro grande protagonista dello scacchiere regionale. Il Cairo è il principale sponsor di Haftar, dunque la linea scelta dall'Egitto potrebbe finire per influenzare in maniera preponderante le decisioni del generale libico in vista della conferenza di Palermo.

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