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Venerdì, 19 Aprile 2024
EGITTO / Egitto

"Siamo con i manifestanti": 5 ministri si dimettono

I cinque membri del governo egiziano hanno spiegato le loro ragioni in una lettera. Le vittime degli scontri in tutto il Paese sono quindici

IL CAIRO - "Siamo contrari alla politica del governo e vogliamo unirci ai manifestanti". Cinque ministri si sono dimessi in Egitto spiegando il loro gesto in una lettera al premier Hisham Qandil. Lo rende noto una fonte vicina al sottosegretario ai rapporti con il Parlamento citato dal sito del quotidiano 'al-Ahram'. Ad abbandonare il governo del Cairo il giorno dopo la manifestazione nazionale contro il presidente Mohamed Morsi e a un anno dal suo insediamento sono i ministri del Turismo, dei rapporti col Parlamento, delle telecomunicazioni, dell'ambiente e delle risorse idriche.

Nelle piazze, intanto, sono quindici finora le vittime degli scontri in tutto il Paese, sull'onda della giornata di imponenti manifestazioni indette ieri, in occasione del primo anniversario della sua presidenza, per chiedere le dimissioni di Mohamed Morsi. Una calma tesa regna nel paese e nelle principali piazze della contestazione al Cairo, ma la violenza è nuovamente esplosa al quartier generale della Fratellanza al Cairo nel quartiere di Moqattam, preso d'assalto da centinaia di persone che hanno pugnalato un Fratello musulmano mentre tentava di lasciare l'edificio, costringendo gli abitanti della zona ad intervenire per consentire che venisse ricoverato in condizioni critiche.

Il movimento dei ribelli Tamarod, che ha ideato la grande giornata di proteste di ieri, ha lanciato un ultimatum a Morsi. "Se non ti dimetti entro domani alle 5 noi cominciamo una campagna di disobbedienza civile", è il messaggio. "Non è piu tempo di cercare un compromesso perché Morsi deve lasciare il palazzo per organizzare elezioni presidenziali anticipate", afferma la nota di Tamarod.

Le immagini televisive di Moqattam questa mattina mostrano i muri esterni della sede della Fratellanza anneriti dai vari incendi esplosi dopo il lancio di molotov nella notte. All'assalto di stamattina è seguito il saccheggio degli uffici dai quali sono stati portati via computer, televisori, condizionatori, perfino infissi delle finestre. Nella notte il portavoce della Fratellanza Gehad el Haddad ha twittato: "Dieci ore dopo l'inizio dell'attacco di teppisti in diretta tv, ancora nessun segno di polizia e non se ne vede la fine".

ULTIMATUM DELL'ESERCITO - Anche l'esercito egiziano volta le spalle al presidente Mohamed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani. Dopo che milioni di egiziani sono scesi in strada domenica per chiedere le dimissioni del capo di Stato islamista, i militari hanno dato oggi un ultimatum di 48 ore a tutte le forze politiche affinchè siano accolte le richieste del popolo. Se ciò non avverrà entro il termine stabilito, l'esercito imporrà una nuova "road map" per il futuro del Paese. E all'annuncio dei militari, a piazza Tahrir, al Cairo, ci sono state manifestazioni di gioia da parte di alcuni gruppi. In una dichiarazione letta alla televisione di Stato, il comando generale dell'esercito ha ribadito che le "richieste della popolazione dovranno essere soddisfatte", concedendo a tutti i partiti "48 ore di tempo, come ultima possibilità per assumersi la responsabilità delle circostanze storiche che il Paese sta vivendo". "Se le richieste del popolo non saranno accolto entro questo termine, (le forze armate) annunceranno una 'road map' per il futuro e misure per controllare la sua applicazione, hanno aggiunto i militari nella dichiarazione.

I manifestanti hanno accolto con scene di festa l'annuncio dei militari, soprattutto quelli che ancora occupano piazza Tahrir, la piazza simbolo della rivolta che nel febbraio 2011 portò alla caduta dell'ex presidente Hosni Mubarak. Euforia anche nelle altre strade della capitale, con i clacson delle auto e le bandiere dell'Egitto. Intanto un appello "alla calma" rivolto a tutte le parti lo ha pronunciato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: "Tutte le parti devono dar prova di contegno", ha dichiarato Obama durante una conferenza stampa a Dar es Salaam (Tanzania), aggiungendo "che non si può parlare di manifestazioni pacifiche quando ci sono aggressioni contro delle donne".

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