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Martedì, 16 Aprile 2024
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Egitto, seconda giornata di voto tra speranza e disillusione

Mentre i cittadini fanno la fila davanti ai seggi per sostenere il proprio candidato, il blogger Abd el-Hamid spiega perché non andrà a votare

Seconda giornata di elezioni in Egitto. Le urne si sono aperte questa mattina alle 8, e fino alle 20 i cittadini potranno votare e scegliere un nuovo presidente per la prima volta nella loro storia. 

I candidati - Tra i 12 candidati, quelli più importanti sono 4. Da un lato spiccano i nomi di Amr Moussa, ex ministro degli Esteri sotto Hosni Mubarak ed ex capo della Lega Araba, e di Ahmed Shafik, ex generale e ultimo premier del 'faraone'. Entrambi sono però accusati di rappresentare la continuità con il vecchio regime, tanto che Shafik è stato accolto da un lancio di scarpe alla sua uscita dal seggio, come riporta Euronews.

Non si può sottovalutare il peso delle formazioni religiose. I Fratelli Musulmani appoggiano la candidatura di Mohammed Morsi, un ingegnere che per molti anni ha vissuto negli Stati Uniti e che è stato arrestato nel 2006 e nel 2011 per aver protestato contro il regime. Un percorso simile è quello dell'altro candidato islamico ed ex membro dei Fratelli Musulmani, Abdel Moneim Abul Fotouh, chiuso in carcere sotto Sadat e Mubarak. 

Se nessuno dei candidati riucirà a raggiungere il 50% delle preferenze, i cittadini torneranno alle urne a metà giugno per il ballottaggio.

"Non andrò a votare" - Mentre una parte della popolazione è euforica per le elezioni presidenziali, non mancano coloro che non andranno a votare. Tra questi vi è Mohammed Abd el-Hamid, un blogger 19enne, protagonista insieme ad altre migliaia di persone delle proteste che hanno infiammato piazza Tahrir. 

“Potrei convincermi che si tratta di un passo avanti democratico, potrei convincermi che delle elezioni sono meglio di una dittatura, ma io so bene che queste elezioni non sono veramente democratiche” spiega il ragazzo al quotidiano francese Le Figaro. “Queste elezioni sono solo un modo per Mubarak e per l'esercito di continuare a governare. Il presidente eletto non sarà che una marionetta”. “Non è per questo risultato che delle persone sono morte”, dice Hamid, pensando a quella primavera araba che nel febbraio dell'anno scorso portò alle dimissioni di Mubarak. 

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