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Martedì, 23 Aprile 2024
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Urne aperte in Iraq: le prime elezioni dopo la vittoria su Isis (che però uccide ancora)

Stati Uniti e Iran hanno enormi interessi sulla ricostruzione del paese devastato da anni di guerra contro lo Stato Islamico: una guerra terminata ufficialmente cinque mesi fa ma la minaccia jihadista fa ancora paura. Morti e feriti in una serie di attentati

In Iraq urne aperte per le prime elezioni legislative dopo l'annuncio della vittoria sullo Stato islamico e con la speranza che dal voto emerga un quadro politico in grado di favorire la stabilizzazione del Paese e la ricostruzione.

Isis è davvero sconfitto?

I seggi sono presidiati da ampi dispositivi di sicurezza, poichè i jihadisti, al di là dei proclami ufficiali e malgrado la diminuzione delle violenze, continuano a rappresentare una consistente minaccia. Sono circa 24,5 milioni gli elettori chiamati al voto in un contesto politico frammentato, con gli sciiti maggioritari ma divisi, i curdi indeboliti dal braccio di ferro con il governo centrale per una maggiore autonomia e gli sciiti marginalizzati.Un milione di residenti all'estero ha votato nei giorni scorsi in 21 diversi Paesi, secondo la commissione elettorale.

Isis attacca checkpoint a Kirkuk

Almeno sei le persone uccise in una serie di attentati sferrati dei miliziani del sedicente Stato Islamico (Is) contro i checkpoint della sicurezza nella provincia settentrionale di Kirkuk, in Iraq. Lo ha dichiarato all'Anadolu il capitano della polizia irachena Hamed al-Obaidi, spiegando che i miliziani dell'Us hanno attaccato i posto di blocco della polizia e delle milizie filogovernative Hashd al-Shaabi nel distretto di al-Rashad nella provincia di Kirkuk. ''Quattro poliziotti e due miliziani filogovernativi sono stati uccisi negli attacchi'', ha detto. Tre uomini di Hashd al-Shaabi sono stati feriti.

Il primo ministro Haider al-Abadi punta a un nuovo mandato, rivendicando il merito della vittoria contro l'Isis e di aver contenuto le spinte indipendentiste dei curdi. Ma la dura concorrenza all'interno del suo schieramento sciita, il gruppo di maggioranza che domina la politica irachena, minaccia una forte frammentazione del voto e prospetta lunghe e complicate trattative per la formazione di qualsiasi governo. E nei 15 anni trascorsi dallo spodestamento di Saddam Hussein, la disillusione si è affermata come tratto trasversale presso gli elettori, sempre meno inclini ad affidarsi ad una classe dirigente considerata corrotta ed eternamente divisa in lotte settarie.

Elezioni in Iraq: cosa cambia

In ogni caso, chiunque arrivi alla guida del prossimo governo a Baghdad, dovrà affrontare l'enorme sfida di ricostruire il Paese, devastato da anni di guerra contro l'Isis, una guerra terminata ufficialmente cinque mesi fa. Paesi donatori hanno promesso già 30 miliardi di dollari. 

Iraq, l'ultima battaglia tra Iran e Usa

Non ultimo dato da rilevare, l'Iraq rappresenta tradizionalmente un campo di scontro politico tra Iran e Usa: Teheran ha forte influenza sui politici sciiti e Washington è militarmente presente. E il voto odierno arriva mentre la contrapposizione Usa-Iran assume tratti drammatici dopo il ritiro americano dall'accordo sul nucleare iraniano.

Complessivamente circa 7mila candidati sono in lizza per la conquista del parlamento composto da 329 seggi, ma il complesso sistema elettorale impedirà che qualsiasi gruppo o alleanza omogenea raggiunga una maggioranza.

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