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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Da un anno "vive" in un aeroporto turco, l'odissea di un rifugiato siriano

Come Tom Hanks nel film "The Terminal", Fadi Mansour vive nella "stanza dei passeggeri problematici" dello scalo di Istanbul: Amnesty International ha lanciato una campagna per la sua liberazione. La sua storia sta facendo il giro del mondo. Lui, intanto, posta su Twitter foto della sua giornata tipo

ISTANBUL (TURCHIA) - Mangia panini del fast food. L'unica luce che illumina le sue giornate, e le sue notti, è quella artificiale. Da un anno Fadi Mansour vive all'interno dell'aeroporto Ataturk. O meglio, da un anno vive nella "stanza dei passeggeri problematici". La sua storia ricorda quella di Tom Hanks nel film The Terminal. Solo che, stavolta, è reale: Fadi vive costantemente sotto la minaccia di essere deportato in Siria, il suo Paese d'orgine. Ma dalla Siria è fuggito nell'ormai lontano agosto 2012, all'inizio della guerra civile.

LA FUGA DALLA SIRIA - E' scappato per evitare il servizio militare, per non combattere in una guerra che giudica "folle". Ha girato per tutto il Medio Oriente. Poi, il 15 marzo 2015, è atterrato a Istanbul. Da allora quella è la sua casa. Una casa dove vive, come denuncia Amnesty International, "in condizioni disumane". Il suo avvocato ha chiesto la "liberazione" di Fadi al governo turco. Vuole uscire da un luogo che "è costantemente illuminato con luci artificiali", dove si nutre "solo di cibo da fast food". 

Fadi Mansour, da un anno prigioniero in aeroporto

L'APPELLO - In occasione del suo primo anniversario nella prigione-aeroporto, Fadi è riuscito a parlare con i suoi parenti in Siria. "Sta considerando l'idea di chiedere al governo turco di tornare in patria" perché "almeno ci muoio una volta, ed è finita, invece di morire sempre di più ogni giorno che passo qui dentro". 

VERSO IL LIBANO - A dire il vero, una volta Mansour, in questo anno, è riuscito a uscire dall'aeroporto per salire su un volo verso il Libano. Ma una volta atterrato, le autorità libanesi gli hanno negato l'ingresso rimandandolo in Turchia. "Durante quest'anno di prigionia" racconta Amnesy "Manosur ha tentato di volare anche in Malesia", ma è stato "restituito" ancora una volta alla Turchia.

I TWEET - E' a Twitter che il giovane siriano affida i suoi pensieri. Il suo penultimo messaggio è una foto. In mano ha un cartello.

Un anno è sufficiente, ho bisogno della mia libertà.

Poi, ha mostrato al mondo il suo pranzo. Un panino di Burger King. Il commento?

E' ora di pranzo, siete tutti invitati a condividere quello che da un anno è il mio piatto quotidiano.

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