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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Liberi dopo 5 anni in mano ai talebani: "Hanno ucciso mia figlia e violentato mia moglie"

L'ex ostaggio Joshua Boyle ha parlato con i giornalisti appena sceso dallʼaereo insieme alla moglie americana, Caitlan Coleman, e ai loro tre bambini

E’ arrivato ieri sera a Toronto, in Canada, Joshua Boyle, l’ostaggio canadese liberato mercoledì in Pakistan con sua moglie e i suoi tre figli, dopo la prigionia talebana in Afghanistan. “Siamo lieti di accogliere la famiglia Boyle per questo ritorno tanto atteso”, ha annunciato il governo canadese. Ma alla gioia per il rientro è seguita subito la drammaticità del racconto di quanto avvenuto nel corso dei cinque anni di prigionia.

Joshua Boyle ha accusato i sequestratori talebani della rete Haqqani di aver ucciso sua figlia e stuprato la moglie, l’americana Caitlan Coleman. “La stupidità e la cattiveria della rete Haqqani nel rapire un pellegrino e sua moglie incinta venuti ad aiutare dei poveri contadini afgani nelle regioni controllate dai talebani in Afghanistan, è stata eclissata solo dalla stupidità e dalla cattiveria di autorizzare l’assassinio di mia figlia Boyle, dopo il mio rifiuto di accettare un’offerta che mi era stata fatta dai delinquenti della rete Haqqani”, ha dichiarato Boyle.

Nel leggere il testo preparato per la stampa, l’ex ostaggio canadese, trattenendo a stento le lacrime, ha spiegato che la conseguenza del suo rifiuto ha portato “allo stupro di mia moglie, non come atto solitario, ma da parte di un guardiano assistito dal comandante delle guardie e sotto la supervisione del comandante di Haqqani, Abu Hajar”. Boyle ha detto che l’uccisione della figlia e la violenza alla moglie avvennero nel 2014. Furono poi confermate da un’indagine afgana risalente al 2016.

L’ex ostaggio ha detto di “voler costruire un rifugio sicuro per i suoi figli che potranno finalmente chiamare casa” e di voler far “recuperare loro l’infanzia perduta”. Sposati nel 2011, Joshua Boyle e Caitlan Coleman erano stati rapiti dai talebani poco dopo il loro ingresso in Afghanistan nel 2012, poi consegnati alla rete alleata Haqqani, in Pakistan. Sono stati liberati dalle forze armate pachistane su segnalazione dei servizi segreti americani.
 

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