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Sabato, 20 Aprile 2024
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Gaza, dopo un anno di proteste migliaia di feriti lasciati a loro stessi

Medici Senza Frontiere denuncia il bilancio umano disastroso nell’anniversario delle proteste a Gaza: “Non siamo ingenui e conosciamo bene la realtà politica attuale, ma bisogna affrontare questi bisogni medici”

Un anno fa sono iniziate le proteste a Gaza, con gli scontri tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane scoppiate nella Striscia dopo la Grande marcia del ritorno convocata da Hamas nell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe per creare lo stato d’Israle nel 1948.

Da allora ogni settimana tantissime persone sono state colpite dagli spari dell’esercito israelialungo il confine tra i due territori, denuncia Medici Senza Frontiere, che definisce "insostenibile" il bilancio medico, umano ed economico nell'enclave, con migliaia di persone che "devono affrontare ferite devastanti".

Nonostante gli sforzi dei pochi attori presenti, i bisogni eccedono di gran lunga la capacità disponibile. Nell’ultimo anno Gaza è stata completamente abbandonata, le oltre 6.500 persone colpite dall’esercito israeliano durante le proteste sono state lasciate ai loro destini. Con ferite gravi e complesse – principalmente alle gambe – molte di queste persone aspettano, con sempre meno speranza, di ricevere cure per le loro lesioni Cercano assistenza in un sistema sanitario compromesso da più di un decennio di blocco israeliano e sono state abbandonate anche dai diversi rami delle autorità palestinesi, bloccate in uno stallo politico che mette i bisogni medici della popolazione all’ultimo posto della loro agenda.

MSF ha oltre 260 operatori che lavorano in quattro ospedali e cinque cliniche post-operatorie a Gaza, fornendo medicazioni e cure, servizi di fisioterapia, interventi di chirurgia plastica e ortopedia, e attività di salute mentale.

La situazione a Gaza, dal punto di vista medico, economico e umano, supera di molto le capacità degli attori presenti nella Striscia, nonostante gli sforzi dei vari team del Ministero della Salute locale e dei pochi altri attori medici coinvolti nella risposta, dice Msf in una nota, ricordando come dall'inizio del 2018 l'organizzazione abbia triplicato la propria capacità a Gaza, ma è sopraffatta dalla portata di ciò che le équipe devono affrontare.

Ci sono feriti che hanno perso interi pezzi di gambe e le ossa all'interno si sono frantumate e hanno bisogno di interventi chirurgici multipli anche solo per pulire e chiudere le ferite. Molte ferite si sono infettate, però, e questo rende impossibile fare ricorso alla chirurgia ricostruttiva, che in ogni caso è disponibile solo per un numero ristrettissimo di persone a Gaza. Nonostante l'impegno, non ci sono letti a sufficienza per curare questi pazienti e, denuncia Msf, mancano anche medici con le giuste competenze per affrontare infezioni resistenti o effettuare operazioni chirurgiche complesse per ricostruire le ossa distrutte.

Tutte le autorità coinvolte – sia israeliane che palestinesi – hanno il dovere di avviare azioni concrete per migliorare la situazione che non stanno affrontando, mentre il destino di migliaia di persone a Gaza resta incerto. In una situazione di per sé già disastrosa, continuano le violenze lungo il confine. Nelle ultime settimane le tensioni nell’area sono aumentate. Non siamo ingenui e conosciamo bene la realtà politica attuale, ma bisogna affrontare questi bisogni medici. Siamo anche delusi per il mancato supporto da parte della comunità internazionale, nonostante i nostri ripetuti appelli 

Il rischio per Medici Senza Frontiere è "di lasciare migliaia di persone abbandonate a un destino di sofferenza, a fare i conti con gravi amputazioni e disabilità motorie per tutta la vita", con "impatti non si limitano alle persone ferite, ma si espanderanno in una società già portata sull’orlo del collasso dal blocco". Altra miseria in arrivo per persone intrappolate da una serie di dispute politiche che non hanno niente a che fare con loro. 

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