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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Si finge jihadista e uccide sei dell'Isis: "Il leone di Mosul"

Un soldato iracheno, Mohammed Qassem al Maliki, è riuscito ad infiltrarsi tra i combattenti del Califfato a Mosul e ad ucciderne sei, prima di fare ritorno a casa sano e salvo

Prima si è travestito da combattente dello Stato Islamico, poi si è infiltrato tra i terroristi nel cuore della città di Mosul ed infine ha ucciso sei jihadisti, prima di fare ritorno a casa sano e salvo.  E’ la storia riportata da AskaNews e raccontata da Mohammed Qassem al Maliki, un soldato semplice iracheno che ieri, in una cerimonia tenuta nella sua città nativa Bassora (Sud), è stato promosso dal ministero della Difesa al grado di capitano per il suo coraggio.

Il leone di Mosul

La notizia del giovane soldato è su tutti i media iracheni che lo hanno subito battezzato “il Leone di Mosul”. “Mi sono messo addosso un vestito afgano che avevo recuperato dai resti degli indumenti di un combattente dell’Isis, mi sono coperto il volto con al Kufie (copricapo arabo usato dai jihadisti) senza dimenticare la mia arma. Erano le 4 del mattino.. Ho dato l’addio al mio comandante perchè ero sicuro che sarei diventato martire”, ha raccontato oggi il soldato, ricordando quindi la tensione vissuta una volta lasciata la sua base, nella vecchia cittadella di Mosul.

Il racconto

“Sono entrato dal tetto in una casa in cui c’erano combattenti dell’Isis, distante 30 metri dalla mia postazione”, ha detto, aggiungendo che “quando ho aperto la porta ho trovato due armati, uno di loro, che era grande e grosso mi ha chiesto il nome di battaglia. Ho risposto subito: ‘Sono uno dei fratelli”, perchè sapevo il loro linguaggio avendo in passato partecipato alle battaglie di Fallujah e al Anbar dove sono anche rimasto ferito per ben 9 volte”.

Ma ecco i momenti terribili che attraversa il “leone”, come riporta oggi sul suo sito online la tv curda Rudaw: “Mi sono avvicinato a lui per qualche metro e ho sparato tre colpi mirando al petto uccidendolo all’istante. Il secondo (terrorista) ha cominciato a gridare ‘Allah akbar’ e ha sparato due colpi nella mia direzione, ma sono riuscito a centrarlo mentre cercava di scappare. Subito dopo è uscito un uomo armato dalla casa accanto, ma sono stato più lesto io a sparare uccidendolo e proseguendo avanti”.

La fuga

Il soldato Mohammed al Maliki ricorda che “nel frattempo ho sentito la voce di uno che chiamava ‘Abu Uns’, ma non mi vedeva. Ho approfittato sparando quattro colpi alla testa, prima di prendere il suo fucile e regalarlo dopo al capo della mia tribù”. L’ultima vittima del soldato aveva una ricetrasmittente: “L’ho presa riuscendo a sentire il loro emiro che dava ordini per cercare la persona che avevo appena ucciso, che ho capito era un kamikaze con addosso una cintura esplosiva”.

Momenti che sembrano ore a raccontarli: “Qunidi mi sono infiltrato in un’altra casa trovando due che si sono messi a scappare ma sono riuscito a uccidere entrambi. Li ho uccisi per vendicare tutti i nostri martiri oltre a permettere alla mia unità di espugnare due postazioni del nemico”.

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