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Venerdì, 29 Marzo 2024
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C'è un governo che vuole più immigrati

L'esecutivo giapponese ha presentato un progetto di legge che allarga le maglie dell'immigrazione. Contrari i sindacati, temono la corsa verso il basso dei salari

C'è un governo che chiede più immigrati: è il governo giapponese che ha presentato oggi un progetto di legge che allarga le maglie dell'immigrazione per i lavoratori stranieri, per riuscire a soddisfare in parte la richiesta di manodopera che è inferiore all'offerta. L'esecutivo guidato dal premier Shinzo Abe deve fronteggiare critiche interne da parte dei nazionalisti, che hanno un peso specifico notevole anche all'interno del partito stesso di Abe, ma può contare sul sostegno totale della locale confindustria.

Già nel 2019 potrebbe in teoria entrare in vigore il provvedimento, che dovrebbe permettere l'ingresso di lavoratori meno qualificati in settori come la ristorazione, le costruzioni, l'assistenza familiare. Accelerandone il percorso alla Dieta, il parlamento nipponico, potrebbe diventare operativo da aprile 2019. Il cammino non è privo di ostacoli. Nello stesso Partito liberaldemocratico di Abe si sono sollevate voci contrarie. Alcuni esponenti della maggioranza hanno affermato che il testo è troppo impreciso, altri hanno segnalato che il popolo giapponese "non è pronto a questa apertura".

Che cosa prevede il nuovo piano

Che cosa prevede a conti fatti il nuovo piano sull'immigrazione? Il governo pensa di creare una nuovo sistema di visti che permetterà a immigrati con qualifiche inferiori a quelle normalmente richieste per ottenere il permesso di soggiorno di risiedere in Giappone fino a cinque anni per motivi di lavoro. Questi lavoratori saranno suddivisi in due sotto-categorie: solo quella con lavoratori più qualificati, potrà far arrivare in Giappone anche le famiglie e ottenere alla fine un visto permanente. Abe ha insistito che la politica d'immigrazione del Giappone "non cambia" con questo provvedimento. Il Giappone, ha detto oggi ai parlamentari, accetterà solo lavoratori stranieri che "abbiano competenze particolari e possano lavorare immediatamente per rispondere all'importante mancanza di manodopera e unicamente nei settori che ne hanno veramente bisogno".

Sindacati contrari

La Keidanren, confindustria giapponese, chiede da anni un'apertura, ma il governo teme di suscitare le ire dei nazionalisti, che hanno un peso importante nel partito di Abe. Da questo punto di vista, lo stesso Abe non sembra avere un vero e proprio programma che porti all'integrazione di questi immigrati. "Non è ammissibile costringere degli stranieri ad accettare i valori di un paese", ha affermato oggi. "E' importante - ha continuato - preparare un ambiente che permetta una coesistenza nel reciproco rispetto". L'opposizione, dai sindacati alle associazioni, alzano uno scudo contro il rischio di sfruttamento e temono che l'arrivo massiccio di immigrati possa spingere verso il basso i salari.

Nel Paese del Sol Levante oggi la disoccupazione è virtualmente inesistente. E' solo del 2,3 per cento sulla popolazione attiva, il livello più basso da un quarto di secolo.

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