rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Mondo Turchia

Boicotta la Turchia? Cosa si può fare per fermare l'intervento in Siria contro i curdi

Olanda, Norvegia e Finlandia hanno annunciato di aver sospeso la vendita di armi alla Turchia. Un primo passo mentre sui social esplode la protesta contro l'intervento turco chiedendo un boicottaggio dei prodotti turchi

"I protagonisti della guerra in Siria sono altri, ma le conseguenze si scaricano sull'Europa". È il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella a tratteggiare il dipinto della tragedia che si sta consumando in un Medio Oriente quanto mai vicino ai confini dell'Ue. 

Mattarella, intervenendo al vertice di Arraiolos dei Capi di Stato Ue, ha spiegato come sia indispensabile "rafforzare in maniera veloce e determinata una configurazione di politica estera e di sicurezza comune" anche in forma complementare alla Nato.

"In questo mondo di giganti l'Europa resterà marginale come la crisi siriana sta ancora una volta in queste ore dimostrando".

Bombe turche sulla Siria: militanti dell'Isis in fuga dal carcere

Il monito del Capo dello Stato italiano sottolinea come - nonostante le prese di posizioni delle cancellerie europe - ben poco l'Europa può fare senza parlare con una voce comune. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio dopo aver bollato come inaccettabile l'offensiva siriana, poco ha fatto per dar peso alle proteste italiane. 

Nello scacchiere europeo la pressione sul presidente turco Erdogan è arrivata dall'Olanda e dai paesi Scandinavi. Paesi Bassi, Norvegia e Finlandia hanno annunciato di aver sospeso la vendita di armi alla Turchia. Il ministro degli Esteri svedese, Ann Linde, ha annunciato che Stoccolma chiederà l'introduzione di un embargo Ue alla vendita di armi alla Turchia nella riunione dei ministri degli Esteri europei in programma lunedì.

Un primo passo mentre sui social esplode - anche con ironia - la protesta contro l'intervento turco. 

Tra i più commentati e condivisi sono gli appelli a boicottare la Turchia e gli inviti a non comprare prodotti che riportano nel codice a barre 869 nei primi tre numeri. Ognuno può contribuire alla difesa del popolo curdo. Per esempio denunciando la vendita di armamenti italiani: la Rete Disarmo ne chiede uno stop dato che Ankara è uno dei principali clienti dell’industria bellica italiana (360 milioni di euro di vendite nel solo 2018). 

Ma sono tante le imprese italiane de-localizzate in Turchia e strettissimi sono i legami commerciali con l'Europa e l'Italia. Tra Turchia e Unione Europea è in vigore dal 1996 un'Unione Doganale che ha contribuito a rendere l'UE il primo partner commerciale di Ankara. Secondo gli ultimi dati dell'Italian trade agency nel mese di maggio 2019 l’Italia si conferma quinto fornitore della Turchia dopo Russia, Cina, Germania e Stati Uniti e il terzo cliente dopo Germania e Regno Unito.

Solo con l'Italia inoltre l'interscambio commerciale vale un piatto da 16 miliardi di euro, tra cui giganteggiano le esportazioni di autoveicoli, prodotti metallurgici e tessili, e le importazioni di prodotti energetici, chimici e frutta. Solo per ricordare alcune delle più notorie marche dolciarie italiane si riforniscono di nocciole proprio dalla Turchia. 

Altro capitolo quello turistico: secondo gli ultimi dati della Farnesina nel 2017 gli stranieri che hanno visitato la Turchia sono stati 38 milioni, di questi 199mila erano italiani (in calo del 4,3% rispetto al 2016) e solo il 63% lo hanno fatto per turismo, il 21,3% si è recato in Turchia per motivi di lavoro. Al contrario sono in aumento (35,5%) i turisti turchi che hanno visitato l'Italia, ben 291mila. 

Dati che parlano e che ci dicono che "togliere l’amicizia" possa essere uno strumento politico di pressione, in attesa che la diplomazia faccia cessare le armi. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Boicotta la Turchia? Cosa si può fare per fermare l'intervento in Siria contro i curdi

Today è in caricamento