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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Guerra in Libia, la "missione impossibile" dell'Italia è sempre più vicina

In queste ore il premier Matteo Renzi si è imposto silenzio e "grande cautela", ma in Libia la guerra è sempre più vicina e sarà la "guerra dell'Italia". Quali rischi corriamo? Quali interessi ci sono in ballo? Romano Prodi avverte: "Un disastro di francesi e inglesi, non assumiamoci la responsabilità di una missione impossibile"

Gli esperti non hanno più dubbi a queso punto: in Libia la guerra è sempre più vicina e sarà la "guerra dell'Italia". Quali sono i rischi che corre il nostro paese, quali interessi sono in ballo? Il premier Matteo Renzi ha fatto capire, secondo un retroscena pubblicato oggi da vari quotidiani, che il caos che regna a Tripoli e a Tobruk rende tutto estremamente complesso: "Non possiamo permetterci iniziative estemporanee senza che vi sia già una prospettiva per il dopo", questo in sintesi il pensiero di Renzi. "Se non si forma prima il governo non si riesce a stabilizzare il Paese, e in una situazione del genere un'occupazione militare non servirebbe, anzi sarebbe controproducente. Ci ricordiamo tutti come è andata a finire l'altra volta: con una guerra civile che dura da cinque anni. Perciò non si può pensare di risolvere tutto solo con un intervento militare".

CAUTELA E SILENZIO - "Tutto suggerisce grande senso di responsabilità, come deve fare un grande paese come l'Italia", sottolineano fonti di Palazzo Chigi sulla Libia mentre il premier si è imposto silenzio e "grande cautela" in queste ore su un dossier così delicato. Uno "stop netto", insomma, sottolineano le stesse fonti alla ridda di voci e di piani che si moltiplicano sui giornali e alle "irresponsabili accelerazioni" che non aiutano l'unica priorità diplomatica che abbiamo: quella di lavorare per il successo di un nuovo governo in Libia.

RISCHI ENORMI - E' assolutamente necessario che si sia un governo di unità nazionale in Libia per fare in modo che ci sia un interlocutore certo e affidabile: impossibile intervenire in un paese in cui le milizie dettano legge. Dovrà essere il governo libico a chiedere un "aiuto" militare alle potenze occidentali. E' l'unica opzione sul tavolo, il premier scarta tutte le altre "irresponsabili accelerazioni". Gli interessi economici in ballo sono enormi: tante aziende italiane del settore energetico hanno una posizione da difendere in Libia e una guerra ne comprometterebbe affari e futuro. E poi c'è l'aspetto puramente militare: una guerra significa inevitabilmente perdite sul terreno. Un intervento militare in Libia inoltre rischierebbe di aprire la strada ad attentati terroristici, scrive Libero: esattamente come accaduto alla Francia dopo l'accelerazione sui bombardamenti in Siria. 

Libia, in foto il dramma di una nazione

MISSIONE IMPOSSIBILE - Secondo un sondaggio Ixè l'81% degli italiani è contrario a un intervento militare.  "La guerra in Libia l'hanno iniziata i francesi con gli inglesi. La guerra è stata un disastro, ha sfasciato il Paese e noi dovremmo assumerci la responsabilità del disastro fatto dagli altri? Nello stesso tempo dovremmo assumerci la responsabilità di una missione impossibile? Non è che si parli di poche migliaia di persone o di un'azione facilmente marciante verso il successo: se uno va con truppe di terra si tratta di una vera guerra. Mi domando se queste sono condizioni che un Paese come l'Italia può accettare". Lo ha detto Romano Prodi iera sera a Genova a margine di un dibattito organizzato nell'ambito della terza edizione del festival della rivista di geopolitica Limes. "Non vorrei -ha aggiunto l'ex premier- che ci fosse il discorso del 'vai avanti tu'. Questo è il serio problema. Serve senso di responsabilità. Noi -ha concluso Prodi- siamo pronti ad un discorso di pace e ricostruzione del Paese ma solo quando ci sarà una situazione che lo permetta".  

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