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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Yemen

La guerra dimenticata in Yemen e "quelle bombe italiane"

Scatta la polemica dopo il caso delle armi partite dall'aeroporto di Cagliari con destinazione Arabia Saudita. Le associazioni umanitarie lanciano un appello: "Il ministero degli Esteri dia delle spiegazioni"

Erano partite dall'aeroporto di Cagliari e si era subito scatenata la polemica: si stratta di diverse tonnellate di bombe e munizioni imbarcate su un cargo Boeing 747 della compagnia Silk Way dell'Azerbiaigian, con destinazione Arabia Saudita. Secondo i sistemi di rilevamento, il tutto è arrivato a Taif (Arabia Saudita), dove c'è un base militare della Royal Saudi Armed Forces. Per Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di Sicurezza e Difesa (Opal), si tratta "di una nuova fornitura di bombe fabbricate nell'azienda tedesca RWM Italia di Domusnovas, che prosegue le spedizioni degli ultimi anni. Sappiamo che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall'Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen, tutte bombardate dalla coalizione saudita e il nostro ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia in questo conflitto".

Dopo quelle immagini il mondo delle ong ha deciso di mobilitarsi: Rete Disarmo, Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (Opal) e Amnesty International Italia, hanno lanciato appello per chiedere una spiegazione chiara al premier Matteo Renzi e al ministro degli Esteri Paolo Gentioloni. 

Ma per chi si occupa di disarmo che l'Italia venda armi in Medio Oriente non è una novità: uno dei maggiori partner sarebbe proprio l'Arabia Saudita nonostante le ripetute accuse di violazione dei diritti umani. "Chiediamo che l'opinione pubblica prenda coscienza e si mobiliti per fermare l'invio, che vìola la Legge 185/1990. Chiediamo, inoltre, che il Ministro degli Esteri Gentiloni riferisca in Parlamento" spiega Francesco Vignarca, portavoce di Rete italiana disarmo. Il tema non è certo nuovo: diverse sono state le interrogazioni parlamentari sulla vendita di armi italiane, ma "le risposte date finora non sono sufficienti". 

La "guerra dimenticata" in Yemen | Foto da Infophoto

CHE SUCCEDE IN YEMEN - A fine marzo 2015 è cominciato ufficialmente il conflitto in Yemen: alcuni aerei dell’Arabia Saudita e di altri paesi arabi hanno bombardato le postazioni dei ribelli sciiti, che avevano preso il controllo della capitale Sana’a e di altri territori nell’ovest del paese. Già da mesi la situazione era molto tesa tanto da far parlare diversi analisti di "guerra civile". Gabriel Gatehouse, giornalista di BBC, l’ha definita una "guerra dimenticata", mentre l’Economist ha scritto che si può considerare ormai un conflitto "fuori controllo". La guerra è tra la coalizione sciita del nord, capeggiata dagli Houti e a sostegno dell'ex presidente Saleh, e la maggioranza sunnita del paese. 

VIDEO - GUERRA IN YEMEN, TRA LE VITTIME CENTINAIA DI BAMBINI

LE VITTIME DELLA GUERRA - Il conflitto ha finora causato più di 4mila morti (di cui almeno 400 bambini) e 20mila feriti, di cui circa la metà tra la popolazione civile, provocando una catastrofe umanitaria: si parla di oltre 1 milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di aiuti umanitari, visto che il tutto il paese è scattato l'allarme alimentare. L’alto numero di morti civili sarebbe provocato proprio dai bombardamenti.

In questa guerra sono coinvolti tutti gli stati della coalizione capeggiata dall'Arabia Saudita ed Emirati arabi, che lancia bombe sull'intero territorio (distruggendo anche le postazioni di Medici senza Frontiere, proprio come successo poco tempo da in Afghanistan). Anche il segretario dell'Onu Ban Ki moon ha condannato i bombardamenti della coalizione a guida saudita e ha richiamato tutte le parti attive nel conflitto a rispettare gli obblighi stabiliti dalle convenzioni per i diritti umani per prevenire attacchi contro i civili. Intanto da Cagliari sono partite delle bombe che sono arrivate proprio in mano saudita. 

"ITALIA INCOERENTE" - "La comunità internazionale - spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - si muove in maniera incoerente rispetto alle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita. Da un lato si mobilita contro il rischio che venga messo a morte un attivista minorenne e premia un blogger dissidente. Dall'altro, tace sui crimini di guerra commessi in Yemen e, anzi, lo alimenta con trasferimenti irresponsabili di armi. Evidentemente il nostro appello al governo italiano affinché sospendesse immediatamente l'invio di armi all'Arabia Saudita, non ha sortito effetto. Per questo rinnoviamo a tutti l'invito a sottoscrivere la nostra petizione che chiede di sospendere tutti i trasferimenti di armi ai membri della coalizione a guida saudita". 

Raid aerei sauditi su Sana'a in Yemen @ Infophoto

Un atteggiamento che non esenta il nostro Paese: "La visita ufficiale del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, all’Arabia Saudita – continua Noury – costituisce un’occasione per esprimere da parte del nostro paese una chiara condanna delle violazioni dei diritti umani perpetrate da anni dalle autorità saudite. Ci auguriamo, inoltre, che il capo del governo accolga i nostri reiterati appelli per istituire una commissione d’inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi in Yemen e dichiari una sospensione dei trasferimenti di sistemi militari italiani che alimentano da mesi questo conflitto".

Inoltre "la legge italiana n. 185 del 1990 vieta espressamente l'esportazione di armamenti verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto  con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio  dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere" concludono le ong.

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