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Giovedì, 25 Aprile 2024
MEDIO ORIENTE

Hamas, addio al "Signore dei razzi"?

Quasi certa la morte del leader militare dell'organizzazione islamista palestinese. Un duro colpo per Hamas e una grande vittoria per Israele. Mentre si continua a negoziare e a Gaza è caccia aperta ai "collaborazionisti"

E' morto o non è morto? Da giorni il destino del "Signore dei razzi" di Hamas tiene con il fiato sospeso Israele. Mohamed Deif, leader militare del braccio armato dell'organizzazione islamista palestinese, è di fatto in cima alla "lista nera" di Gerusalemme per il suo ruolo odierno nella Striscia di Gaza, trasformatasi, nella nuova strategia terroristica di Hamas, nella piattaforma di lancio dei missili che da quasi un decennio piovono sul sud d'Israele, e che dal 2005 al 2013 hanno ucciso 44 persone, oltre a quello avuto nella campagna di attentati suicidi dei primi anni 2000.

"Mohamed Deif merita di morire, proprio come Osama bin Laden: è un assassino e finché abbiamo l’opportunità, cercheremo di ucciderlo": così il ministro dell'Interno israeliano Gideon Saar riassume la determinazione ad "eliminare" questo nemico giurato dello stato ebraico. E, come sembra sempre più certo, ci è finalmente riuscito. Deif, secondo quanto affermato da Israele, sarebbe morto in un raid compiuto il 19 agosto, ma Hamas nega. Eppure da tre giorni non si sa nulla di più, e l'assenza da ogni "ribalta" mediatica lascia supporre che la sicurezza di Gerusalemme abbia più di un fondamento. La sua morte sarebbe uno straordinario successo per il governo Netanyahu e un'incalcolabile perdita, anche simbolica, per Hamas. Forse non decisiva per questa nuova "battaglia", di certo non per la "guerra" che da decenni oppone la formazione palestinese a Israele. Ma fondamentale.

Sei settimane di raid aerei e incursioni di terra, costate la vita a circa 2mila palestinesi e a 70 israeliani, stanno però di fatto avendo l'effetto sperato: diminuire notevolmente la forza dell'organizzazione islamista e decapitarne la leadership militare. Secondo il giornalista israeliano Ehud Yaaeri, ad Hamas sarebbe rimasto il 25% dei razzi che aveva prima dello scoppio del conflitto. E la debolezza militare si evince, al di là, dei proclami di routine, dal febbrile negoziato tra il presidente palestinese Abu Mazen e lo stesso Khaled Meshaal, leader politico di Hamas rifugiato in Qatar. Il tutto mentre gli islamisti cercano di mettere a tacere, con il terrore, le voci contrarie alla strategia suicida che iniziano ad alzarsi a Gaza: nella sola giornata odierna sono stati giustiziati 18 uomini, accusati di "collaborazionismo" con Israele.

Una sponda per Hamas potrebbe essere la bozza di risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu da Regno Unito, Francia e Germania, che chiede un cessate il fuoco immediato e duraturo che comprenda la fine del lancio di razzi verso Israele e lo stop alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Un appello di fatto generico e poco vincolante, che potrebbe però permettere alla formazione islamista di uscire dal vicolo cieco nel quale si trova, "salvando la faccia" grazie al crisma internazionale delle Nazioni Unite, e permettendo una ripresa degli unici negoziati che realmente contano: quelli del Cairo.

Offensiva su Gaza © Infophoto

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