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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Isis attacca il più grande sito petrolifero della Libia

Prima l'esplosione di un'autobomba, poi l'attacco via terra culminato con un vasto incendio: è battaglia nei pressi degli stabilimenti di al Sarir

LIBIA - Un convoglio militare della filiale libica dello Stato islamico ha attaccato un sito petrolifero nella zona di al Sarir, nel Sud-Est della Libia: lo riferiscono fonti locali citate dalla tv satellitare al Arabiya, secondo la quale nello stabilimento "vengono estratti la metà degli attuali 360mila barili giornalieri di produzione" del Paese nordafricano. 

L'ATTACCO - Secondo le stesse fonti, "i violenti scontri a fuoco scoppiati attorno allo stabilimento hanno causato incendi in alcuni depositi", e "le forze di sicurezza hanno sventato il tentativo di un kamikaze di far esplodere una autobomba che stava guidando". L'emittente araba citando le stesse fonti afferma che "il convoglio militare che ha lanciato l'offensiva sul sito proveniva da Ajdabiya", città a circa 50 chilometri a sud-est di Brega.

INCONTRO A ROMA - Mentre la Libia precipita nel caos, a Roma è in corso la riunione dei militari di oltre trenta paesi. Nessun via libera alla guerra, però. Come ha spiegato il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, "questo incontro non è l'annuncio della missione che sta per partire" ma solo "una delle tante iniziative di pianificazione". Ma "la condizione per poter tradurre la pianificazione in realtà è che in Libia ci sia un governo legittimo che chieda l'assistenza dell'Onu e delle comunità internazionale".

LA SITUAZIONE IN LIBIA - Come spiega un dettagliato articolo di Francesca Paci su La Stampa, "a poche settimane dalla firma del Libyan Political Agreement del 17 dicembre 2015 resta ancora incerto l’endorsment di Tripoli al governo di unità nazionale rispetto al quale invece il Consiglio di Sicurezza ha esplicitamente delegittimato con la risoluzione 2259 qualsiasi istituzione parallela (e concorrente)". Comincia così il rapporto del panel di esperti (scaricabile qui) incaricati dalle Nazioni Unite di identificare i gruppi, i movimenti e le azioni in corso per delegittimare il processo di transizione politica in Libia 
 
PAESE VICINO AL COLLASSO - Il rapporto descrive "un Paese prossimo al collasso". A Tripoli "gli scontri tra diverse milizie armate avvengono ormai da mesi su base settimanale e laddove continua il muro contro muro armato tra i due principali avversari nazionali, il Libyan National Army e Operation Fajr, il resto degli episodi di guerriglia riguarda vendette incrociate, episodi di banditaggio, regolamenti di conti tra bande all’interno di Operation Fajr". In questo scenario, "lo sdoppiamento della National Oil Corporation e il controllo di alcuni impianti di estrazione da parte di gruppi armati ha contribuito in modi diversi a minare le risorse vitali del Paese". E attacchi come quello in corso al sito di al Sarir non fanno altro che rendere più profondo questo baratro.

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