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Giovedì, 18 Aprile 2024
TERRORISMO / Libia

Libia, attentato kamizake a Misurata: l'Isis avanza verso i pozzi di petrolio

Le truppe del Califfato puntano ai giacimenti petroliferi e fanno strage dei miliziani fedeli al governo di Tripoli. L'esecutivo di Tobruk invoca l'aiuto della comunità internazionale: serve un intervento "concreto" e "urgente" e chiede la revoca "dell'embargo sulle armi dell’esercito libico che combatte i terroristi da un anno”

Cinque persone sono state uccise e altre sei sono rimaste ferite in un attentato compiuto a ovest della città di Misurata, in Libia. I morti sono cinque miliziani di Fajr Libia (Alba Libica), la coalizione fedele al governo di Tripoli. L’Isis ha rivendicato via Twitter l’azione compiuta con un’autobomba, scoppiata vicino alla porta El Dafineya, nei pressi di un posto di blocco dei combattenti di Fajr Libica, come reso noto da un consigliere comunale della città tramite una dichiarazione all’agenzia Mena. Nel tweet di rivendicazione, i jihadisti hanno indicato anche il nome dell’attentatore: Abou Wahib el Tunissi.

I miliziani dello Stato Islamico continuano la loro marcia verso il centro della Libia, un’area controllata dalle milizie di Fajr Libica. Come ricostruito da Repubblica, l’Isis è a 30 chilometri da Hun, capoluogo della provincia di Jaffra dove si trova il giacimento petrolifero di al-Mabruk , che dista appena 350 chilometri da Sirte, dove già gli jihadisti hanno preso il controllo dell'aeroporto. “Occupare Jaffra significa tagliare la via di rifornimento ai miliziani di Alba presenti a Sebha, nel sud, che resterebbero isolati da Tripoli. Proprio Alba Libica destinataria di una vera e propria dichiarazione di guerra dell’Is”, scrive il quotidiano di Largo Fochetti.

Intanto il governo di Tobruk, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, mette in guardia sulle intenzioni dell’Isis, che mira a conquistare i pozzi di petrolio per finanziare le proprie operazioni. Per questo, come si legge in una nota diffusa dall’agenzia Mena, chiede a gran voce armi per contrastare l’avanzata delle milizie del Califfato, insieme a un intervento “concreto” e “urgente” da parte di “comunità internazionale, Lega Araba, Consiglio di Sicurezza dell’Onu” per “sostenere la Libia nella guerra contro il terrorismo”, revocando “l’embargo sulle armi dell’esercito libico che combatte i terroristi da un anno”.

Il ministro degli Esteri Gentiloni è a Mosca per incontrare il collega russo Serghiei Lavrov e il vicepremier Arkadi Dvorkovich, per parlare di Ucraina, Siria, Iran e anche Libia e aprire "un dialogo aperto su tematiche sulle quali la Russia resta un attore importante, con cui è fondamentale interloquire", come ha spiegato spiegato Gentiloni all'agenzia Tass.

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