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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"L'Isis in Libia è arrivato ai pozzi di petrolio"

Il rapporto degli esperti delle Nazioni unite parla di uno Stato Islamico che ha "nettamente esteso il suo controllo": ora "sono vicini ai siti petroliferi"

NEW YORK (STATI UNITI) - L'allarme arriva direttamente dal Palazzo di vetro che svetta sull'East River, a Manhattan: "L'Isis ha nettamente esteso il suo controllo in Libia". A suonare l'allarme è l'ultimo rapporto degli esperti delle Nazioni Unite. "Ora controlla una delle parti più importanti del territorio libico" e questo "ha contribuito ad accresce la richiesta di mezzi militari".

IL DOSSIER - Parte proprio dall'aumento, da parte dei miliziani del Califfato, di richiesta di mezzi militari sul 'mercato nero' il dossier degli esperti dell'Onu che sottolinea come, oggi, sia Sirte "la principale testa di ponte dello Stato Islamico nel Paese". Le milizie nere, negli ultimi mesi, hanno infatti "reclutato con successo soldati - e mezzi - tra le comunità marginalizzate dopo il rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi".

"COMANDANO LORO" - Secondo il rapporto "l'Isis è attualmente l'attore politico e militare più importante nella regione di Sirte". Ma, al tempo stesso, il gruppo jihadista ha anche "aumentato la sua capacità operativa a Tripoli e Sabratha" reclutando combattenti locali e stranieri.

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IL PETROLIO - Il gruppo non trae - "per il momento" - finanziamento diretto dallo sfruttamento del petrolio in Libia, ma "i suoi attacchi contro le installazioni petrolifere compromettono gravemente la stabilità economica del paese" e, soprattutto, potrebbero portare il Califfo a conquistare il materiale più prezioso della zona. Anche se dovesse essere formato un governo di unità nazionale nel paese, continua il rapporto, "il rischio di rovesciamento" e di "cattivo uso" del materiale militare "resterà elevatissimo".

COSA FARE - Per questo motivo gli esperti Onu raccomandano di "mantenere le disposizioni attuali di embargo in vigore". Queste disposizioni prevedono l'esenzione solo per il governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk.

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