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Venerdì, 19 Aprile 2024
Isis

La sfida all'Isis: "Voi non siete islamici"

La famiglia di Steven Sotloff, il giornalista Usa giustiziato dagli jihadisti dell'Isis, "affronta" il califfo: "Il mese di ramadan è il mese della misericordia. Dov'è la sua? Avete violato l'Islam"

ROMA - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva chiesto di non farsi intimidire dalla violenza, dall'orrore. E loro, che dell'orrore e della violenza sono le vere vittime, hanno deciso di non piegarsi. Di rispondere agli attacchi. Di far sentire la loro voce, costi quel che costi. 

La famiglia di Steven Sotloff, il secondo giornalista Usa giustiziato dai miliziani dell'Isis in Siria, ha rotto il silenzio e a ventiquattrore dall'esecuzione ha mandato un messaggio al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Un messaggio diverso da quello di poco più di una settimana fa con il quale la madre del reporter trentunenne aveva chiesto direttamente al califfo di salvare suo figlio. Un messaggio di rabbia, quasi di disgusto.  

"Ho un messaggio per Abu Bakr al-Baghdadi", ha detto, in arabo, il portavoce della famiglia, Barak Barfi. "Il mese di ramadan è il mese della misericordia. Dov'è la sua?" ha chiesto, pronunciando la parola "Wayluk", un termine che in arabo significa commettere un grande peccato.

Come a dire: "Avete violato l'Islam, non siete islamici", con tutto il carico di conseguenze che un'accusa del genere potrebbe portare. Barfi ha poi aggiunto: "Sono qui a discutere con gentilezza. Non ho una spada in mano e sono pronto per la sua risposta". 

Dopo aver letto il comunicato, che conteneva anche qualche passaggio dal Corano, il portavoce dei Sotloff si è rivolto ai numerosi giornalisti in attesa davanti alla loro abitazione a Miami. "Oggi, siamo addolorati. Questa settimana piangiamo. Ma emergeremo da questo calvario" ha spiegato, rendendosi simbolo della dignità e della forza di una famiglia distrutta. "Non permetteremo ai nostri nemici - ha concluso - di tenerci in ostaggio con la sola arma che hanno in loro possesso: la paura. Non dimenticheremo". 

Ecco il volto del "califfo"

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